Appello per la liberazione di Giovanni Lo Porto, rapito un anno fa in Pakistan

23 gennaio 2013 - Il VIS continua a chiedere la liberazione di Giovanni Lo Porto, cooperante rapito in Pakistan un anno fa. Lo facciamo riprendendo una lettera scritta da un'amica di Giovanni, anche lei cooperante, e pubblicata ieri da Redattore Sociale. Vi invitiamo a rilanciare nei vostri siti, blog, pagine fb, twitter la richiesta di libertà.

Appello per la liberazione di Giovanni Lo Porto, rapito un anno fa in Pakistan

Cooperante per una Ong tedesca, Lo Porto è di Palermo e ha 38 anni. È stato rapito nel gennaio 2012. Per lui si sta mobilitando la rete, grazie a un appello di Margherita Romanelli del Gvc. “Giovanni libero! La sua libertà sia pretesa e gridata".

“Giovanni libero! Un appello per uomini integri”. Margherita Romanelli, responsabile dei progetti di cooperazione ed educazione allo sviluppo in Asia per la Ong “Gvc onlus”, lancia un appello su Facebook per far liberare l’amico Giovanni Lo Porto, 38 anni di Palermo, rapito il 19 gennaio del 2012 a Multan, nella provincia centro-occidentale del Punjab in Pakistan, e non ancora tornato a casa. Lo Porto lavorava per una Ong tedesca ed era arrivato in Pakistan “perché c’era stato un terremoto, e poi un’alluvione e migliaia di famiglie disperse e disperate”, racconta Romanelli che descrive l’amico come “un italiano tra milioni di pakistani, un giovane preparato, competente, consapevole, che insieme ad altri poteva fare qualcosa” per aiutare tutta quella gente in difficoltà, “un uomo che rischia tutto per la dignità dell’uomo”. Giovanni Lo Porto che “al momento del rapimento cercava di mantenere la calma, anche se per lui iniziava un inferno non ancora finito”. Noi, continua l’amica, “non possiamo tacere, non possiamo dimenticare. La libertà di Giovanni sia pretesa e sia gridata, perché è la nostra libertà, libertà di essere umani e di essere giusti”.

Romanelli ricorda l’ultima volta che si era messa in contatto con Lo Porto e racconta di averlo “sentito il giorno prima del rapimento”: lei era in Cambogia e lui in Pakistan, “era appena arrivato”. Secondo le ricostruzioni di un anno fa, Lo Porto era infatti a Multan da poche ore, e insieme a un collega tedesco si era recato a verificare lo sviluppo di un progetto di sostegno agli alluvionati della zona, a Kot Addu. Lì i 2 sarebbero stati prelevati con la forza e portati via dagli uffici della Ong tedesca. La vicenda, poi, aveva avuti diversi sviluppi, fino all’ultimo video del 22 dicembre 2012, in cui il collega tedesco di Lo Porto, Bernd Muehlenbeck, fa un appello al governo tedesco affinché accolga le richieste dei rapitori. Nel video, riferiva l’agenzia di stampa tedesca Dpa, il collega di Lo Porto parlava in inglese e sempre al plurale. Non viene menzionato l’italiano, spiegava l’agenzia tedesca, ma Muehlenbeck usava il ‘noi’: “Ora siamo in difficoltà”. E questa, sempre secondo la Dpa, sarebbe stata una prima prova che al 22 dicembre 2012 anche Lo Porto era vivo. Dal video sono passati altri 30 giorni, e l’amica di Giovanni, Margherita Romanelli, ha deciso di lanciare in rete il suo appello".

(Fonte, Redattore Sociale, Giovanni Baiano)