09 gennaio 2013 - L'Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli in celle dove hanno a disposizione meno di 3 metri quadrati. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha quindi condannato il nostro Paese per trattamento inumano e degradante di 7 carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza.
La Corte ha inoltre condannato l'Italia a pagare ai sette detenuti un ammontare totale di 100 mila euro per danni morali e ha dato al nostro Paese un anno di tempo per rimediare alla situazione carceraria.
Napolitano: "Mortificante conferma". "La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo rappresenta un nuovo grave richiamo" per l'Italia ed è "una mortificante conferma della incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena", è stato il commento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato ha sottolineato che "la Corte chiarisce che non spetta ad essa dettare ai singoli Stati le normative penali né i criteri di organizzazione dei rispettivi sistemi penitenziari, ma ribadisce le raccomandazioni venute dal Consiglio d'Europa affinchè gli Stati prevedano adeguate misure alternative alla detenzione, riducendo il ricorso alla carcerazione. In questa direzione - ha ricordato Napolitano - il Parlamento avrebbe potuto, ancora alla vigilia dello scioglimento delle Camere, assumere decisioni, e purtroppo non l'ha fatto. La questione deve ora poter trovare primaria attenzione anche nel confronto programmatico tra le formazioni politiche che concorreranno alle elezioni del nuovo Parlamento così da essere poi rimessa alle Camere per deliberazioni rapide ed efficaci".
Severino: "Avvilita, non stupita". "C'era da aspettarselo", sentenzia il ministro della Giustizia Paola Severino, "sono profondamente avvilita ma purtroppo l'odierna condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo non mi stupisce". "In questi tredici mesi di attività- spiega ancora Paola Severino - ho dato la priorità al problema carcerario: il decreto 'salva carceri', il primo provvedimento in materia di giustizia varato un anno fa dal Consiglio dei ministri e divenuto legge nel febbraio del 2012, ha consentito di tamponare una situazione drammatica. I primi risultati li stiamo constatando: i detenuti che nel novembre del 2011 erano 68.047 Sono oggi scesi a 65.725 In quanto il provvedimento ha inciso sul fenomeno delle cosiddette 'porte girevoli', vale a dire gli ingressi in carcere per soli due-tre giorni, e sulla durata della detenzione domiciliare allungata da 12 a 18 mesi".
"Tuttavia - osserva il ministro - questa misura da sola non è sufficiente. Mentre continuiamo a lavorare sul piano edilizia carceraria, servono altre misure strutturali, come ci suggerisce la stessa Corte europea di Strasburgo. Il ddl del governo sulle misure alternative alla detenzione andava esattamente in questa direzione. Il Senato ha però ritenuto che non ci fossero le condizioni per approvare in via definitiva il provvedimento, seppure su di esso la Camera si fosse espressa ad amplissima maggioranza".
"La mia amarezza, torno a ribadirlo, è grande - conclude Severino -: non è consentito a nessuno fare campagna elettorale sulla pelle dei detenuti. Continuerò a battermi, come ministro ancora per poche settimane e poi come cittadina, perché le condizioni delle persone detenute nelle nostre carceri siano degne di un paese civile".
Corte Ue: "Sovraffollamento è strutturale". I giudici della Corte europea hanno constatato che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia è di natura strutturale, e che il problema della mancanza di spazio nelle celle non riguarda solo i 7 ricorrenti: la Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione. La richiesta europea all'Italia è quindi anche quella di dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e avere un risarcimento per la violazione dei loro diritti.
Con la sentenza emessa oggi l'Italia viene condannata una seconda volta per aver tenuto i detenuti in celle troppo piccole. La prima condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di Rebibbia di Roma.
(Fonte: Repubblica on-line)