27 dicembre 2012 - L’anno 2012 si è rivelato particolarmente cruento per l'informazione e ha registrato un aumento del 33% rispetto al 2011 del numero di giornalisti assassinati nel corso dell’esercizio delle proprie funzioni. Reporter senza frontiere lo ha definito "anno nero dell'informazione" nel suo ultimo rapporto con 88 giornalisti uccisi nel corso di 12 mesi e 879 arrestati. Le zone maggiormente interessate sono il Medio Oriente e il Nord Africa (26 morti), seguono l’Asia (24 morti) e l’Africa sub sahariana (21 morti). Il continente americano è l’unico a registrare un calo – seppure relativo – del numero di giornalisti assassinati durante lo svolgimento dell’attività professionale (15 morti).
Il bilancio non è mai stato così negativo dal 1995. Gli 88 giornalisti che hanno perso la vita nel corso del 2012 sono stati vittime della copertura di conflitti o attentati, oppure assassinati per mano di gruppi legati alla criminalità organizzata (mafia, narcotraffico, ecc.), di milizie islamiche o per ordine di ufficiali corrotti.
“Il numero straordinariamente alto di giornalisti assassinati nel corso del 2012 è in prima istanza imputabile al conflitto in atto in Siria, ai disordini in Somalia e alla violenza talebana in Pakistan. L’impunità di cui godono gli autori degli abusi incoraggia la violazione dei diritti umani, in particolare della libertà di informazione” ha detto Christophe Deloire, segretario generale di Reporter senza frontiere.
Gli attacchi vengono perpetrati ai danni degli attori dell’informazione in senso ampio. Oltre agli 88 giornalisti assassinati, i cittadini-giornalisti e i liberi cittadini vengono colpiti in pieno (47 morti nel 2012, 5 nel 2011), in particolare in Siria. Questi uomini e queste donne praticano la professione di reporter, fotografi o registi con il fine di documentare la quotidianità e la repressione. Senza la loro azione, il regime siriano potrebbe imporre un black out dell’informazione in alcune regioni e continuare il massacro a porte chiuse.
Reporter senza frontiere snocciola queste cifre basandosi su dati precisi, raccolti nel corso dell’anno grazie all’attività di monitoraggio delle violazioni sulla libertà di informazione. Questi numeri comprendono i giornalisti e i net-cittadini assassinati nell’ambito del loro lavoro. Report senza frontiere non ha preso in esame i giornalisti o i net-cittadini assassinati nell’ambito strettamente politico o militante, in ogni caso senza alcun collegamento con il lavoro sull’informazione.
Altri casi, per i quali l’organizzazione non è ancora in grado di pronunciarsi, sono al vaglio.
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