11 ottobre 2012 – Oggi 11 ottobre 2012, si celebra la Prima Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze. Una giornata che le Nazioni Unite hanno fortemente voluto per ricordare quanto la condizione di migliaia di bambine e ragazze nel mondo, ancora oggi, sia davvero drammatica. La foto che accompagna questa news ha come protagoniste due delle bambine coinvolte nei nostri progetti in Sudan che mirano a provvedere all'istruzione dei bambini e delle bambine della baraccopoli di Mayo.
Una bambina su quattro, nel pianeta, ha subito un abuso, e la violenza sessuale ha colpito 150 milioni di minori dei 18 anni. Le mamme bambine sono 16 milioni e sono almeno due milioni e mezzo le minori che ricorrono all'aborto senza avere a disposizione, per proibizioni o per povertà dell'area, strutture sanitarie adeguate. Chi partorisce, invece, contribuisce all'11% delle nascite globali.
Ma se ha meno di 15 anni rischia di morire durante il parto cinque volte di più di una ventenne. Resiste però la tendenza a far sposare le femmine prima dei maschi e così si arriva a 10 milioni di moglie con meno di 18 anni, molte delle quali costrette a non studiare. Eppure, ogni anno di scuola in più, per la famiglia significherebbe un futuro aumento del reddito di almeno il 10%.
Un percorso a ostacoli già prima di nascere. Ma il percorso a ostacoli, lo sappiamo, inizia già prima della nascita, con gli aborti selettivi che colpiscono soprattutto le piccole cinesi e indiane. Se si riesce a nascere, poi bisogna superare i primi anni di vita. In India, il tasso di mortalità delle bambine fra zero e cinque anni supera del 75% quello dei bambini. La malnutrizione è una delle cause. Le adolescenti sottopeso in India sono quasi la metà, in Eritrea sono il 40%, in Bangladesh il 35. E ci sono paesi come il Perù dove più del 70% delle ragazze, nelle zone andine, soffre di anemia.
Le violazioni sul corpo. Il corpo cresce male, ma viene anche deliberatamente modificato, con le mutilazioni genitali femminili che colpiscono le bambine in Africa, dove almeno 12 milioni e mezzo di ragazzine fra i 10 e i 14 anni sono mutilate, e in alcuni paesi asiatici e mediorientali. Ci sono poi altre pratiche meno note, come la "stiratura" del seno in uso nell'Africa centro-occidentale che colpisce circa 10 milioni di adolescenti: ai primi segni di pubertà, le madri schiacciano i seni delle figlie con pietre o metalli bollenti per cancellare i segni dello sviluppo. L'intento è quello di preservarle dalle violenze sessuali. Gli effetti fisici sono spesso devastanti come quelli delle mutilazioni genitali.
Il lavoro al posto del gioco. Come spesso i bambini maschi, anche le bambine sono costrette a lavorare. I due terzi di loro, fra i cinque e i 14 anni finisce nei campi. L'altro terzo lavora nei servizi e spesso finisce schiava in case altrui: nel 2008 le stime dell'International labour organization contavano sette milioni e mezzo di lavoratori domestici con meno di 14 anni di età, per la stragrande maggioranza dei casi di sesso femminile.
Poi ci sono tratta e prostituzione. Ma ancor prima c'è la sudditanza nei confronti della famiglia e del compagno. Il 56% dei 150 milioni di ragazze che secondo l'Oms hanno subito violenze sessuali, le ha subite in famiglia. Fra i ragazzi, dei 73 milioni che hanno subito abusi, solo il 25% li ha sperimentati in casa.
Il destino delle spose bambine. Poi, c'è il matrimonio. Dove si scopre che nei paesi in via di sviluppo più della metà delle ragazze, il 53%, è convinta che il marito sia autorizzato a picchiare la moglie, in certe circostanze. E che non sanno quasi mai come difendersi dalle malattie come l'Hiv: i ragazzi sono più informati e anche lì, è il marito a decidere.
(Fonte: Repubblica on-line)