O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai! I messaggi dei nostri volontari nel mondo

25 dicembre 2011 - Quest'anno vogliamo augurarvi Buon Natale  con un messaggio valido non solo per il 25 dicembre, ma per tutti gli altri 364 giorni dell'anno: "O e' Natale tutti i giorni o non e' Natale mai".  Sono le parole di una nota canzone e le facciamo nostre perchè esprimono alla perfezione lo spirito con il quale cercheremo di festeggiare la nascita di Gesu'.

Vogliamo vivere questa festa come l'occasione per riaccendere la speranza di ogni giorno, una festa che non si fermi in un tempo o in un luogo ma che ci insegni a superare ogni crisi, guardando con occhi nuovi, con occhi puri a quel "bambino che nasce nella semplicita' di una grotta tra un bue e un asinello." Una festa che per noi del VIS significa anche riscoprire quotidianamente, a partire dalle "cose piu' piccole e semplici", il significato del nostro impegno per la costruzione di un mondo possibile.
Per il nostro Organismo, il Natale rappresenta il valore dell'accoglienza delle persone piu' fragili nelle nostre case, nelle nostre comunita' e nei nostri oratori, soprattutto attraverso i nostri volontari impegnati nella promozione e protezione dei diritti umani dei bambini e dei giovani svantaggiati in oltre 40 Paesi nel mondo.

Per questo lasciamo la parola ai nostri volontari che ci raccontano i volti di speranza che hanno incontrato e incontrano ogni giorno insieme al VIS.*

… Flanza si appoggia al davanzale e osserva la neve cadere. La strada è bloccata da un metro e mezzo di coltre nevosa e lei è al terzo giorno di travaglio. Intuisce che qualcosa non va, le famiglie del piccolo villaggio albanese si mobilitano. Davanti le donne che aprono un varco calpestando ghiaccio e neve, dietro gli uomini a turno trasportano il letto dove Flanza continua il suo travaglio. Dopo un paio d'ore arrivano alla strada agibile, caricano Flanza su un fuoristrada e la portano al primo ospedale, a circa 3 ore di sterrato. Quella notte di Dicembre è nata Valeriana! E' venuta al mondo non solo grazie all'amore di sua madre, ma anche all'Umanità e alla Solidarietà che si stringono intorno alla speranza per la Vita; la speranza di una vita migliore e più giusta incarnata in una piccola creatura. Forse anche Gesù nato in quella grotta avrà suscitato gli stessi sentimenti nei pastori che gli resero omaggio.

Mina, Albania

… Lilì, un bambino di 11 anni, disabile, costretto a causa della poliomielite ad aiutarsi con le mani per camminare. Vive per strada, in una auto in un parcheggio vicino ad un parco nella città di Luanda, dove sono presenti molti ragazzini che hanno circa la sua età che durante il giorno svolgono lavoretti per guadagnare qualche soldo per comprarsi da mangiare e per drogarsi. Puliscono le altre macchine, aiutano le donne a portare la spesa. Molto spesso, per evitare violenze, quello che guadagnano sono costretti a consegnarlo ai ragazzi più grandi. Lilì è un bambino bisognoso di cure e di affetto. Stiamo cercando una famiglia pronta ad accoglierlo in attesa di ritrovare la sua. La speranza non muore mai, se Dio vorrà avrà una famiglia e un futuro!

Lucia, Angola

… Cristo, non il Cristo Gesù a cui tutti apriremo le porte di casa nostra, ma un ragazzino di strada di Luanda che poche volte al suo bussare ha incontrato risposta. Cristo, illuminato dai fanali dell’auto che ci precedeva mentre lo riaccompagnavamo al Centro notturno di accoglienza Don Bosco di Lixeira. Ha scelto volontariamente di varcare l’unica porta da cui filtrava un raggio di luce. Di speranza. Di seguire un percorso che a volte è difficile da seguire. Illuminato da quel raggio, riprendeva la strada persa per un istante. “Chi non accoglie il Regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”.

Fulvia e Fabio, Angola

… gli angolani sono bellissimi. Riescono a passare ore e ore tra la polvere rossa delle strade sovraffollate, di clacson, jeep, mercati ambulanti, autobus stracarichi di uomini e donne, di sudore, di birra e di storie di vita al limite dell'immaginabile. Sono bellissime tutte le donne, giovanissime o incinte con figli sulla schiena, con quell'eleganza naturale in ogni loro passo mentre attraversano rapide queste strade e salgono su quell'autobus, sul quale improvvisamente nasce un bambino con due occhi nerissimi, due occhi che guardano al mondo circostante e ti fissano profondamente.

Isabella, Angola

… i volti sono tanti e quasi si sovrappongono, le vicende raccontano di sguardi stanchi, rassegnati, passivi e non solo di fulgore negli occhi da cui si sprigiona quell’energia indispensabile a risollevarti. Voglio pensare di ripartire proprio da questa assenza, carpirne il senso e se necessario, ripiegarmi su di essa e condividerne il sentire... E allora spengo la luce e chiudo gli occhi...già, proprio perché domani è Natale...

Marco, Angola

… qualcuno ancora lo chiama "Gne", ma lui ora vuole essere Carlito. Quasi tutta la sua vita vissuta in strada, poi si innamora e decide di uscirne. É difficile, é solo al mondo e non ha la stabilità emotiva per far fronte i problemi, per gestire i suoi sentimenti. Ma ce la vuole fare: vuole lavorare e non ricadere nella droga. Vuole rinascere…

Giulia, Bolivia

… Peter ha il viso irradiato da una luce rara e le sue gambe tornano a camminare dopo mesi di immobilità. Negli occhi di opale di Peter c'è una forza silenziosa, la forza di chi è passato attraverso tante, troppe prove difficili. Di un guerriero riservato che non ha mai smesso di credere ed è stato premiato, per questo, con una nuova vita verso cui dirige ora i suoi passi.

Valentina, Bolivia

… dei ragazzi di strada che vivranno una festa terribilmente deprimente: per le strade del centro ed in tv rimbombano canzoni di allegria, addobbi ovunque, famigliole gioiose mentre per loro si prospetta solitudine, droga per sopprimerla ed arraffare il più possibile giochini e cibo lanciati da auto lussuose. Commuove leggere le letterine che, come attività, scrivono nei Centri di Accoglienza al Bambin Gesù, dove, al contrario di doni, chiedono protezione per gli amici in strada, che i famigliari non si ubriachino troppo o una preghiera per un genitore defunto. Emoziona quando la mattina del 25, circondati da persone care, prima della colazione speciale, seduti vicino al presepio, aprono con un sorriso un piccolo presente… mutande, ciabatte, maglietta, pantaloncino e qualche caramella… speranzosi in un futuro possibile, diverso.

Paolo, Bolivia

… Emelyne vive in una discarica dove “lavora” cercando ossa animali da rivendere per pochi soldi. Ha i suoi 9 anni e i suoi occhi, rinati da quando si è avverato il suo sogno di poter andare a scuola e imparare a leggere e scrivere. Da quando ha scoperto che il suo futuro può essere fuori da quell’inferno.

Fabiana, Burundi

… Nicolas è un ragazzo di Buterere che lavora con me. Il suo viso esprime in me il simbolo della cooperazione, l'amore per il prossimo, lo spirito di fratellanza che accomuna persone diverse tra loro. Il Natale per molti è la festa del consumismo, il Burundi nel volto di Nicolas mi ha donato il vero significato di questa festa.

Giulio, Burundi

… Leonidas collabora con me e vive il Natale come momento di speranza in un paese dove ancora la pace e la tolleranza sono da raggiungere a fatica. Si è sposato da poco e questa nuova famiglia diventa un simbolo per credere nelle nuove generazioni capaci di superare le barriere degli odi e dei rancori.

Guido, Burundi

… avevamo da qualche settimana iniziato il corso di musica, il sabato pomeriggio, dopo la scuola; molti erano gli studenti che avevano aderito con entusiasmo e che avevo accompagnato a comprare la loro prima chitarra. Sabato 29 gennaio 2011, il giorno dopo la sanguinolenta repressione, solo pochi professori e studenti erano a scuola e tra questi c’era Kirollos, studente di prima ITI, e aveva con sé la sua chitarra. Oggi Kirollos mi aiuta con i nuovi ragazzi che vogliono imparare a suonare, insegnandogli graziose melodie da lui inventate in questi mesi!

Raffaele, Egitto

… il volto musulmano di Fuad Alamirew, discendente da un clan somalo fuggito dalla guerra in Somalia e poi insediato in Etiopia. Ha conosciuto il Missionario Abba Gianni a Jijiga, che ha guidato la sua crescita personale e spirituale. Con Abba Gianni ha contribuito ad assistere le comunità somale di pastori nomadi e, benché avviato verso una promettente carriera politica, Fuad ha deciso di abbandonare tutto per dedicarsi completamente ai più poveri dei poveri. È questo volto a rappresentare la fraternità interreligiosa e la solidarietà di chi si impegna attivamente per i propri fratelli.

Mattia, Etiopia

… Victoria ha un volto bellissimo. Ha quasi 2 mesi e somiglia a sua mamma, ragazza di soli 15 anni che inizialmente pensava di abortire per paura e mancanza di mezzi. Ora Victoria e sua mamma si guardano, si amano, gridano alla vita il loro “grazie”. E per la prima volta si dicono: Buon Natale.

Chiara, Haiti

… di uno e di tutti. Ha gli occhi lucidi di un uomo che ha perso la casa ed è riuscito a ricostruirla. La bocca asciutta di un ragazzo di strada che ora fa l’educatore. I capelli intrecciati di una ragazza madre che ha imparato un mestiere. Il sorriso di un bambino che gioca a pallone nel campo dell’Athletique. Le rughe di una donna che per mantenere i suoi bambini commercia per la strada. Lo sguardo illuminato di chi sa affrontare la vita, nonostante tutto.

Mara, Haiti

… ha sicuramente il volto di una donna, di una delle donne del nostro progetto di microcredito. Il volto di una donna ancora giovane ma già con molti figli, spesso piccoli e d'étà ravvicinata. È una donna senza marito o compagno, perché abbandonata una o più volte, è una donna a cui la vita ha riservato molte prove, non solo quella del terremoto. È una donna forte che, malgrado tutto, ogni giorno si sveglia, si alza e provvede ai suoi figli. È una donna capace che s'ingegna e non si arrende mai e che , con la piccola somma che riceve dal nostro progetto, sa fare miracoli per i propri figli.

Sara, Haiti

… Shiki è un giovane Achuar, con i lineamenti tipici indigeni dell’Amazzonia. Sorride pensando al Natale, ad una festa recente nel suo popolo, introdotta dai missionari. In questa festa sente una profonda unione della comunità, testimoniata dall’usanza per la quale i padri di famiglia raccolgono quantità di frutti commestibili della Foresta, li mettono insieme; poi tutte le famiglie si riuniscono e ne condividono con allegria. Shiki riflette l'allegria del popolo Achuar nel giorno di Natale, quando il duro lavoro di campo quotidiano si ferma e la comunità celebra la festa con la speranza che i giovani possano studiare a livello universitario, formarsi e tornare nella zona per migliorare le condizioni di vita di tutto il popolo.

Enrico, Perù

… Kabuoh è una bimba di 12 anni, è al quinto anno di scuola nel centro Ngangi a Goma. È orfana di entrambi i genitori e vive con la nonna e la sorella maggiore. Ci scrive una lettera che ci commuove e riempie il cuore di gioia: crede ancora nella speranza di un futuro migliore, e proprio lei, sceglie di pregare per noi. Con lei, qui a Goma, Gesù rinasce ogni Giorno.

Monica, Giovanna, Giovanna, Massimo, Giulia, Simone
Repubblica Democratica del Congo

… di A., bambino di dieci anni, sieropositivo, metà della sua breve vita passata in strada. Dopo un faticoso percorso di recupero a Maison Gahinja, prima casa per ragazzi di strada, grazie ai risultati ottenuti e alla sua straordinaria vivacità, è stato accolto al Centro Ngangi per continuare a studiare. Da grande vuole fare il medico. È' il volto di B., ragazzo diciottenne beneficiario di una borsa di studio del Centro Don Bosco Ngangi. Studia pedagogia. Fino a cinque anni fa era nel suo villaggio, vicino a Walikale, al servizio di un gruppo armato di ribelli. È scappato e ha chiesto aiuto al Centro Ngangi: vuole studiare, diventare un politico e cambiare le cose nel suo Paese. È il volto C., insegnante della scuola professionale di falegnameria. C. ha venticinque anni ed è stato un bambino soldato. Nel suo villaggio di Rutshuru era normale arruolarsi per sfamare se stessi e la famiglia. C. ha dovuto sparare ed uccidere. È scappato e ha cercato aiuto a Ngangi. Dopo un percorso di recupero e studio ha finito con successo la scuola di falegnameria. Ora è lui che aiuta i ragazzi con un vissuto che conosce bene, a ritrovare se stessi, dignità ed educazione per un futuro migliore.

Chiara e Alessandro, Repubblica Democratica del Congo

… ha gli occhi scuri di Víctor, i capelli crespi di Yesica, il sorriso di Idekel, lo sguardo sveglio di Estefany, e il volto di Osquelin, Jairon, Marys, Teudy e di tutti i bimbi e le bimbe di Santo Domingo che, come loro, non smettono mai di sognare e di credere in un mondo migliore.

Silvia, Santo Domingo

… delle centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini che stanno muovendosi verso Sud per costruirsi una nuova vita lontano dal regime di Al Bashir. Ha il volto di Santino, uno scricciolo di 14 anni, che vive nel campo-sfollati di Mayo: ogni mattina si alza alle 5, percorre 2 km a piedi, prende un autobus, poi un secondo ed alla fine arriva alla scuola "St. Joseph" dove sta imparando il mestiere di falegname: a casa sua non ha martelli o lime per esercitarsi, ma sa che imparare a usarli è l'unica speranza per il suo futuro.

Cristiano, Sudan

… Mahmoud che l’anno passato è entrato alla scuola artistica salesiana di Betlemme con una borsa di studio dopo anni di detenzione politica e ha scoperto di essere un artista. Per Natale mi ha regalato la sua opera migliore, gli ho detto di venderla, mi ha risposto che l’arte non può essere venduta, ma è perfetta per essere donata a chi ti ha mostrato che puoi sorridere di nuovo.

Elisa, Territori Palestinesi

 * i messaggi sono stati pubblicati nell'ultimo numero della nostra Rivista UN MONDO POSSIBILE