Addis Abeba (Etiopia), 30 agosto 2011 - La terza e ultima parte del racconto del nostro volontario Mattia dall'Etiopia dal Campo di Dolo Ado. Il diario di Mattia ci offre anche una panoramica sulle attività del VIS in Etiopia per contrastare l'emergenza.
Mattia è partito nei giorni scorsi da Addis Abeba diretto al campo profughi di Dolo Ado e quello che trovate di seguito è il suo taccuino di viaggio. Il VIS è impegnato nel Corno d’Africa in Etiopia e aderisce e sostiene l’appello lanciato da AGIRE per l’Africa Orientale, un appello congiunto di raccolta fondi per garantire i necessari soccorsi e sostenere le attività di emergenza delle nove ONG, tra le quali VIS, già presenti nei paesi colpiti. L’intervento nell’emergenza del VIS insieme ai partner locali mira a contribuire all’immediato miglioramento delle condizioni fisiche, igienico-sanitarie e umane della popolazione della Somaly Region, nella parte orientale dell’Etiopia, lungo il confine con la Somalia, colpita dalla siccità e carestia.
Seconda parte: AGIRE BENE, AGIRE ORA
Sono diverse le realtà che si incontrano e si intrecciano in questo angolo di Etiopia. L’emergenza della carestia, il flusso continuo dei profughi, e l’acuirsi del conflitto in Somalia, hanno attirato attori diversi che si trovano ora a convivere l’uno accanto all’altro. Attirano la mia attenzione due mondi diversi, ma in qualche modo correlati nella gestione dell’emergenza in Corno d’Africa: da un lato le forze militari, e dall’altro il variopinto mondo della solidarietà internazionale, dai grandi organismi alle ong all’associazionismo più vario. Durante la nostra visita a Dolo Ado incrociamo militari statunitensi, forze dell’esercito regolare etiope e soldati governativi somali.
Non solo il confine é presidiato, ma anche buona parte della Somali Region etiope é sotto lo stretto controllo dei militari governativi di Al-Shabaab. Il territorio é inoltre presidiato dalle milizie dei guerriglieri dell’ONLF (Ogaden National Liberation Front), un movimento armato che lotta da anni per l’indipendenza della regione dell’Ogaden dal Governo Etiope che saccheggiano, depredano e attaccano i convogli umanitari. Assistere la popolazione etiope di origine somala che vive nella zona dell’Ogaden, nella Somali Region del sud, é estremamente complicato, pericoloso e spesso impraticabile: nemmeno il World Food Program può accedere a determinate aree, neppure se scortati.
Questa crescente conflittualità, unita all’acuirsi della siccità, ha provocato immensi movimenti di migrazione interna e migliaia di sfollati cercano vie di fuga per mettersi in salvo. É difficile ricevere aggiornamenti dalle zone di conflitto, e la situazione é costantemente in equilibrio precario. Poco fuori da Dolo Ado assistiamo alle esercitazioni di militari somali, addestrati dall’esercito etiope per contrastare l’avanzare delle milizie terroristiche. I check point sono frequenti, e più volte sono stato messo in allerta dai militari che a Dolo Ado vi sono molti infiltrati dei gruppi terroristici che cercano di farsi assumere nello staff delle Ong per spiare e preparare attentati. La guerra é vicina, molto vicina, e ne avvertiamo la tensione nell’aria che respiriamo.
Uno dei principali attori in questa emergenza é rappresentato dalle Ong e dagli Organismi Internazionali. Lo sforzo organizzativo per assicurare l’assistenza a migliaia di profughi somali é immane e il coordinamento delle attività complicato. Ogni ong cerca di operare in un settore determinato, a seconda dell’esperienza, dei fondi, degli accordi col governo etiope, della capacità di implementazione, dei mezzi e delle risorse umane a disposizione: c’é chi si occupa di distribuzioni alimentari, chi dell’allestimento dei campi, chi della costruzione di latrine, chi dell’approvvigionamento idrico, chi dell’assistenza medico-sanitaria, chi dei processi di registrazione, chi di infrastrutture di vario genere, chi di assistenza psicologica, chi di educazione. Le attività messe in moto dimostrano la laboriosità e la dedizione di chi con passione ha deciso di contribuire a sostenere progetti di emergenza in un periodo storico così critico per le popolazioni somale.
Il VIS ha ricevuto l’invito ad operare direttamente dal Governo Etiope (tramite l’Agenzia governativa per i Rifugiati, ARRA), in quanto abbiamo raggiunto risultati considerevoli nei progetti da noi implementati precedentemente con i rifugiati (Jijiga zone, campi di Aw-barre e Sheder, nel 2008). Grazie alle nostre attività in questo settore specifico, i rappresentanti di ARRA ci hanno contattato per sollecitare un intervento rapido nei campi profughi di Dolo Ado: nello specifico, ci é stato richiesto di sostenere le attività di distribuzione di beni alimentari all’interno del Transit Camp di Dolo Ado tramite acquisto e distribuzione di generi alimentari di base quali farina, riso, zucchero, biscotti multivitaminici, sale, olio, latte in polvere, e misture multivitaminiche di cereali.
Il VIS ha immediatamente avviato le attività all’interno del campo, e allo stesso tempo ha predisposto meccanismi di monitoraggio della situazione per rispondere in tempi brevi ad eventuali mutamenti, positivi o negativi, dell’emergenza in atto. Le condizioni fisiche dei profughi giunti in Etiopia sono critiche: gli ospedali da campo sono affollati, la denutrizione é diffusa, e molti bambini accusano infezioni respiratorie. Sono inoltre attesi ulteriori rifugiati (si parla di c.a. 17.000 persone) in arrivo da Gode, nel cuore dell’Ogaden, dove non é praticabile allestire Campi profughi per la presenza delle milizie terroristiche nell’area. L’ingigantirsi dei campi profughi di Dolo Ado non provoca solamente il deterioramento delle condizioni dei rifugiati già assistiti, ma rischia inoltre di inasprire le relazioni con le popolazioni etiopiche locali: sono sempre più frequenti le richieste di assistenza da parte degli etiopi della zona, ed é comune vedere comunità etiopiche in fila all’esterno dei campi ufficiali che cercano di ottenere un sacco di farina o una tanica d’acqua.
L’attenzione della comunità internazionale é giustamente sulle condizioni dei profughi somali, ma non bisogna dimenticare che migliaia di persone sono colpite dalla grave situazione di siccità in tutto il sud dell’Etiopia. L’intervento del VIS mira anche a sostenere le popolazioni locali, oltre i rifugiati, e la nostra presenza a Dolo Ado permette il rafforzamento delle relazioni con le comunità etiopiche e la possibilità in futuro di assisterle tramite programmi di sviluppo comunitario e sostenibile.
Durante i nostri programmi di intervento nell’emergenza raccogliamo informazioni e sensazioni da parte delle comunità locali, e abbiamo già individuato nell’educazione e nello sviluppo agricolo i settori in cui concentrare i nostri sforzi nel futuro post-emergenza: le comunità ci richiedono in continuazione nuove scuole, per soddisfare l’alta domanda di istruzione non soddisfatta, e implementazione di sistemi irrigui e programmi di sviluppo rurale, per diversificare il reddito familiare delle comunità agro-pastorali.
L’attività del VIS prosegue dunque secondo due filoni: da un lato la risposta immediata all’emergenza, e dall’altro la predisposizione del terreno per futuri interventi di sviluppo che possano in qualche modo prevenire nuove emergenze umanitarie. In questo modo, il VIS assicura il proprio sostegno non solo a migliaia di rifugiati somali, ma anche agli sfollati interni dell’Etiopia del Sud: ciò permette di evitare conflitti per le risorse tra questi due mondi, e di inventare un futuro per queste popolazioni.
Il nostro lavoro proseguirà dunque, anche grazie a tutti gli amici che ci stanno sostenendo e stanno donando visibilità in Italia a questa tragedia annunciata. Le persone che incontriamo dentro e fuori dai campi di Dolo Ado portano addosso la fatica e la disperazione per le condizioni di vita inaccettabili e l’attesa per un futuro diverso: nel nostro piccolo, possiamo agire ora e agire bene.
Mattia Grandi, volontario VIS