Addis Abeba, 04 agosto 2011 - La situazione di grave siccità che ha colpito il corno d’Africa si sta intensificando ed anche a Gambella, regione ad Ovest dell’Etiopia incuneata nel Sudan, si risente della mancanza di piogge.
Nei villaggi dove i Salesiani hanno iniziato, su richiesta della popolazione locale, l’opera di evangelizzazione la popolazione guarda ogni giorno il cielo sperando e pregando. Il Vescovo di Gambella, Mons. Angelo Moreschi, salesiano che dal 2000 regge la prefettura apostolica, prega ogni sera durante la messa insieme con i suoi parrocchiani perché cada un po’ di pioggia e non tutto il raccolto vada perduto. Per settimane, nonostante questa sia considerata la stagione delle piogge, i campi sono rimasti a secco e già diversi villaggi si sono presentati con richieste di aiuto firmate da tutti i capi famiglia che il capo villaggio consegna nelle mani del Vescovo.
A Ibago, Ilea, Matar e Nignegnang, quattro villaggi sulla strada che da Gambella porta in Sudan, i Salesiani hanno iniziato incontrando la popolazione locale settimanalmente, poi piano piano hanno costruito una sala di pali di legno e con il tetto di paglia dove i bambini possano fare lezione quotidianamente e tutti coloro che vogliono si possono incontrare per la catechesi settimanale. I Salesiani cercano anche di promuovere l’iniziativa locale per esempio aiutando ad iniziare piccoli negozi o coinvolgendo la popolazione nella coltivazione di appezzamenti di terreno come succede ad Ilea.
Di norma i villaggi possiedono un pozzo scavato dalle autorità locali, ma questi pozzi sono tutti troppo poco profondi e nella stagione secca si prosciugano costringendo la gente a percorrere chilometri per avere acqua che di norma attingono dal fiume Baro. L’acqua del fiume però è davvero malsana e le malattie si diffondono velocemente. Inoltre il fiume è pericoloso per via della presenza di alligatori.
Per questo il VIS attraverso la campagna “Un pozzo per Andrea” ha realizzato ed inaugurato a luglio nei due villaggi di Ilea ed Ibago due pozzi profondi azionati da pompe a mano che garantiranno acqua pulita anche durante la stagione secca.
Il pozzo tuttavia non è sufficiente per irrigare anche i quattro ettari di terreno del campo di Ilea dal quale le circa 500 persone del villaggio speravano di ottenere il mais per la loro sopravvivenza e che ora si sta seccando giorno dopo giorno. Il capo villaggio ha chiesto alla delegazione del VIS, che si è recata ad inaugurare il pozzo, di finanziare anche una pompa da installare sul fiume Baro a poche centinaia di metri dal confine del campo e poter così sfruttare quest’acqua almeno per l’irrigazione.
A Nignegnang la fila di persone che si riforniscono di acqua al pozzo realizzato dai Salesiani è continua durante tutto il giorno: le donne con le loro taniche di plastica gialle in testa percorrono chilometri per riportare a casa il liquido prezioso accompagnate da bambini che spesso portano anche loro recipienti pieni e pesanti.
A Matar presto verrà realizzato un pozzo per permettere a circa 4.000 persone di avere quotidianamente accesso ad una fonte di acqua. Purtroppo però non si arriverà in tempo per salvare il raccolto che è allo stremo: le deboli piogge che ogni tanto cadono servono solo ad illudere le persone e le piante di mais! Il granoturco fiorisce, ma si secca il giorno dopo mentre la terra è spaccata dal sole. Il raccolto di questa stagione è quasi completamente bruciato.
Gloria Paolucci, volontaria VIS, rappresentante Etiopia.