27 giugno 2011 - Ieri 26 giugno si è celebrata la Giornata Internazionale a sostegno delle vittime di tortura.
Il reato è previsto dal diritto Internazionale nella Convenzione delle Nazioni Unite Contro la tortura e altri trattamenti inumani, crudeli o degradanti, adottata il 10 dicembre del 1984 ed entrata in vigore il 26 giugno del 1987. La Convenzione Contro la tortura e altri trattamenti inumani, crudeli o degradanti è stata ratificata dall'Italia nel 1988.
Soltanto 132 dei 193 paesi membri dell'ONU hanno provveduto alla firma di questa Convenzione.
Un numero inadeguato se si pensa che questa pratica criminale rappresenta una delle più crudeli violazioni dei diritti umani.
Nel codice penale italiano non esiste ancora il reato specifico di tortura. Un'assenza che permette agli atti di tortura o ai maltrattamenti - di cui per esempio possono essere accusati dei pubblici ufficiali - di essere perseguiti come reati ordinari, analogamente all'abuso d'ufficio o alle lesioni personali.
"L'Italia - da quanto denunciato da Amnesty International nel Rapporto annuale 2011 - ha rifiutato di introdurre il reato di tortura nella legislazione nazionale", respingendo così le raccomandazioni dell'ONU sulla ratifica del Protocollo opzionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura che avrebbe previsto dal 2006 l'adozione di meccanismi di prevenzione e controllo della tortura e di maltrattamenti disumani e degradanti.
Prevedere questo reato significa prevenire e poter punire quei comportamenti dei pubblici ufficiali che rientrerebbero nel suo ambito di applicazione. In sua assenza, invece - precisa Amnesty International - si applicano le norme su reati meno gravi, con pene più lievi, che possono andare prescritti com'è successo nel processo di Genova sui fatti del G8.
Una lacuna grave, perché "Chiunque - ha ricordato il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) che dal 1996 è impegnato in progetti di accoglienza e cura della vittime di tortura - ha diritto a vivere libero dalla minaccia della tortura e per questo il sistema giuridico internazionale proibisce il suo utilizzo in qualsiasi circostanza".
Nel rapporto Amnesty del 2011, sono stati denunciati casi di tortura in 89 Paesi, in alcuni dei quali come "Iran e Myanmar", la tortura è utilizzata addirittura come "parte integrante del programma di governo". Altrove invece, sono stati registrati "atti di abuso da parte delle forze di pubblica sicurezza".