Crisi umanitaria: urgono 1,4 miliardi di dollari

09 marzo 2011 - Urgono 1,4 miliardi di dollari per assistere bambini e donne intrappolati nelle crisi umanitarie causate da catastrofi naturali e conflitti in 32 Paesi. È l'appello lanciato dall'Unicef nel rapporto sull'Azione umanitaria per i bambini (Humanitarian Action for Children Report 2011, Har), diffuso in questi giorni da Ginevra. In particolare, l'appello sottolinea l'importanza di rafforzare le comunità locali. "Investire nei bambini e rafforzare il tessuto connettivo sociale dei Paesi e delle comunità che vivono ai margini", ha dichiarato Hilde Johnson, vicedirettore generale dell'Unicef, "non solo riduce la loro strada per il recupero, ma contribuisce anche ad aumentare la capacità di gestione dei rischi, mettendo in atto misure di prevenzione prima che la crisi dirompa, mitigandone i danni in quest'ultimo caso".

Nel 2010, "il mondo è stato testimone di sconvolgenti crisi umanitarie: le inondazioni in Pakistan che hanno sommerso un quinto del paese; il terremoto ad Haiti che ha causato più di 200.000 vittime e milioni di sfollati, la terra arida e la mancanza di cibo in tutto il Sahel che continuano a minacciare centinaia di migliaia di bambini con malnutrizione acuta e grave". Queste emergenze "meritano i titoli dei giornali, ma ci sono crisi meno evidenti agli occhi dei media che minacciano la vita di molti altri bambini e delle loro famiglie". Siccità, carestie, conflitti violenti, esodi a lungo termine "sono una realtà per milioni di persone. Queste crisi umanitarie hanno conseguenze disastrose per i bambini, tra le quali il reclutamento nelle forze armate, la violenza sessuale e la perdita di servizi di base come acqua, sanità e istruzione". Così se è vero che la portata senza precedenti dei disastri di Haiti e del Pakistan "ha suscitato una risposta straordinaria a livello mondiale da parte di tutte le organizzazioni umanitarie e partner", ha anche posto l'accento su "la necessità di potenziare attività di prevenzione all'interno di quelle comunità che sono più spesso colpite da crisi, per poter ridurre la portata dei rischi".