23 febbraio 2011 - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunitosi ieri a New York, ha approvato all'unanimità una dichiarazione in cui si "condannano le violenze" degli ultimi giorni in Libia e si "deplora la repressione" avviata dal governo di Muammar Gheddafi.
Maria Luiza Ribeiro Viotti, ambasciatrice del Brasile all'Onu e presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha letto alla stampa la dichiarazione in cui si esprime "profondo rammarico per la morte di centinaia di persone".
Il documento, approvato all'unanimità dai Quindici, si appella "al governo della Libia, che ha la responsabilità di proteggere i civili", ed esprime "profonda preoccupazione per la situazione dei cittadini stranieri" presenti in Libia. Mark Llyal Grant, ambasciatore britannico al Palazzo di Vetro, ha indicato che "di sicuro il Consiglio di Sicurezza si riunirà di nuovo" per discutere degli sviluppi nel Paese.
Ibrahim Dabbashi, il numero due della delegazione libica che ha detto di non riconoscere più Gheddafi come suo leader, ha sostenuto dal canto suo che la dichiarazione è un messaggio "buono" anche se "non abbastanza forte". Dabbashi, che sarebbe ancora in carica nonostante il suo ambasciatore, Mohammed Salghadi, abbia confermato il proprio appoggio a Gheddafi, ha ribadito che nel Paese "è in corso un genocidio" nella "parte occidentale della Libia".
Il diplomatico, il cui futuro non è al momento per niente chiaro, ha detto "sperare che le informazioni che ricevo non siano vere, ma, se lo fossero, come temo, significa che è davvero iniziato un genocidio contro la popolazione libica".