Sudan – Lenta sofferenza per un conflitto quasi dimenticato

28 dicembre 2010 - Mentre la diplomazia tenta di frenare a Doha, in Qatar, i conflitti tra governo sudanese e la ribellione attiva in Darfur, la gente continua il suo lento e inesorabile esodo verso il sud. La regione occidentale del Sudan continua ad essere dal febbraio 2003 teatro di un conflitto interno che ha provocato una grave crisi umanitaria.

A Costi sono nascoste truppe iraniane, pronte ad intervenire contro i ribelli. Dalla città, snodo nevralgico per i trasporti al sud, partono barconi/traghetti sul Nilo, stracarichi di persone con i propri bagagli; il doppio delle loro capacità. Nella città, gremita da migliaia di profughi in attesa d’imbarcarsi, stanno sorgendo gravissimi problemi di accoglienza e di igiene. Diversi i decessi per malattie e fame, soprattutto di mamme e bambini; la gente è terrorizzata. Il sud si sta trasformando in un immenso campo profughi con gli inevitabili problemi di assistenza e sopravvivenza.

A Khartoum c’è un grande campo di raccolta per coloro che vogliono andare a sud. Alla gente viene promesso di trovar posto nei convogli di camion che partono dalla città. Dopo un mese di attesa i soldi messi da parte per il viaggio sono stati spesi in cibo e altri bisogni e di prima necessità. Il campo è circondato da poliziotti, tra i pochi ammessi ad entrare i parroci sudanesi. Manca ogni tipo di assistenza: cibo, acqua da bere e per lavarsi, coperte, tende. Servizi igienici occasionali sono stati organizzati a 500 metri dal campo, in zona desertica. La diffusione di qualche epidemia è vicinissima.

Oggi una piccola delegazione di solidarietà entrerà nel campo profughi per portare cibo, acqua e soldi per il viaggio ad alcune famiglie. Il gruppo è composto da suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, Figlie di Maria Ausiliatrice e due Salesiani.

Da quanto riportato da Misna, le violenze hanno raggiunto il culmine tra giovedì e venerdi. Sabato, il capo dei mediatori, Djibril Bassole, aveva invitato le parti e mettere fine ai combattimenti e a tornare a sedersi al tavolo negoziale.

L’accordo proposto prevede un’intesa per un’immediata cessazione delle ostilità e la ripresa piena dei colloqui di pace necessari per arrivare a un accordo definitivo. Fonti della missione Onu-Unione Africana in Darfur (Unamid) hanno confermato che nelle ultime 48 ore non si sono registrati combattimenti nella regione, precisando però che la situazione della sicurezza nel Nord e nel Sud Darfur resta estremamente tesa.

 Fonte: www.infoans.org