Nazioni Unite e Costa D’Avorio: è crisi

21 dicembre 2010 - Il via libera all'invio di nuovi contingenti di "peacekeeper" e l'impegno a perseguire in tribunale i responsabili di "aggressioni contro civili o personale della missione delle Nazioni Unite": sono le decisioni adottate dal Consiglio di sicurezza dell'Onu al termine di una nuova giornata segnata da incertezza e timori. In una risoluzione approvata all'unanimità i 15 membri del Consiglio "autorizzano" il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon a rafforzare la missione di pace in Costa d'Avorio, a oggi composta da 8650 militari e poliziotti. La decisione appare una risposta al capo di Stato uscente Laurent Gbagbo, che nel fine-settimana aveva chiesto il ritiro dei "peacekeeper" ed era tornato a denunciare presunte ingerenze dell'Onu nella politica ivoriana. Soprattutto a Gbagbo sembra rivolto anche un riferimento della risoluzione all'ipotesi di perseguire "nel rispetto del diritto internazionale" chi si rendesse "responsabile di aggressioni contro civili o personale delle Nazioni Unite". In Costa d'Avorio il muro contro muro tra il presidente uscente e Alassane Ouattara, il candidato vincitore delle elezioni secondo l'Onu e gran parte della comunità internazionale, continua ad alimentare tensioni e paura.

Da Abidjan, capitale economica dove convergono le tensione politiche, militari e poliziotti presidiano soprattutto i quartieri commerciali: in queste zone, spiegano fonti della MISNA, si concentrano molti migranti originari delle regioni settentrionali che hanno votato per l'opposizione. "Nei prossimi giorni non sono in programma nuovi cortei dell'opposizione - sostiene un missionario che chiede di restare anonimo - forse perché l'intervento dell'esercito e le violenze della settimana scorsa hanno spinto alla prudenza".

La città resta divisa anche dal punto di vista dell'informazione, con l'emittente statale "Rti" pronta a denunciare le ingerenze dell'Onu e degli ex-colonizzatori francesi e la radio delle Nazioni Unite che rilancia notizie di arresti arbitrari effettuati dai servizi segreti e dalla polizia di Gbagbo. Ad avvicinare lo spettro di nuove violenze e magari di un ritorno degli anni della guerra civile hanno contribuito in serata le dichiarazioni di Alain Le Roy, il responsabile delle operazioni di peacekeeping dell'Onu. Gbagbo fa ricorso a "mercenari stranieri", questa la tesi, e c'è il rischio di "un confronto pericoloso".

(Fonte: Misna)