20 ottobre 2010 - "No alla Legge Delega come strumento per sistematizzare la materia dell'export di armi". Lo afferma con forza un comunicato della Rete Italiana per il Disarmo che chiede al Governo di rivedere l'iter della legge e annuncia una campagna nazionale di mobilitazione.
Con l'approvazione in Consiglio dei Ministri il 17 settembre scorso, infatti, il Governo ha messo in atto (si attende una prima firma del Presidente Napolitano per l'ingresso in Parlamento) la modifica della legge 185 del 1990, cioè la legislazione che da venti anni pone l'Italia all'avanguardia sul controllo del commercio di armamenti. Una delegazione di Rete Italiana per il Disarmo è stata convocata venerdì 15 ottobre dal Consigliere Militare di Palazzo Chigi, Ammiraglio Picchi, per un incontro con le strutture tecniche che hanno seguito la stesura del provvedimento ricevendo la spiegazione a grandi linee, dei contenuti del Disegno di legge delega.
L'iniziativa legislativa - hanno spiegato i tecnici del Consigliere Militare - nasce dalla necessità di recepire una direttiva comunitaria (la Direttiva 2009/43/CE che "semplifica le modalità e le condizioni dei trasferimenti all'interno delle Comunità di prodotti per la difesa" in .pdf ) ed intende armonizzare le legislazioni di tutti i paesi UE e soprattutto favorire una integrazione del mercato comunitario di questa industria. "Ma tutto questo presenta il rischio di una perdita di trasparenza ed informazione, soprattutto per l'Italia" - sottolinea la Rete Disarmo.
L'Europa ha infatti introdotto nuovi tipi di licenze per le vendite internazionali di armi o di parti di armi: con la licenza globale e quella generale si potranno autorizzare una volta per tutte trasferimenti di alcune classi di prodotti o trasferimenti originati da una singola industria. Con i controlli tutti spostati alla fine del processo. Una dinamica che, se non ben controllata, rischia di far partire una serie di triangolazioni verso paesi problematici sfruttando come trampolino di lancio paesi europei in cui i controlli sono meno precisi.
"Al di là degli aspetti tecnici, che ci riserviamo di approfondire e commentare una volta letto il testo del Disegno di Legge di iniziativa governativa - afferma Chiara Bonaiuti, direttrice dell'Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar) di IRES Toscana - non condividiamo la forma della Legge Delega, con la quale si riduce il potere del decisore legislativo di regolamentare una materia che tocca i temi della politica estera italiana e della human security, sottraendo al Parlamento e alla società civile una titolarità che era stata al centro di tutto l'impianto della legge n.185/90".
La prima richiesta al Governo della Rete Italiana per il Disarmo è quindi quella di un ripensamento sull'iter della legge, "anche perché a nostro parere un Disegno di Legge normale avrebbe anche strada più veloce garantendo il recepimento nei tempi dettati dalla Unione Europea (30 giugno 2011), una delle preoccupazioni maggiori esplicitate dai rappresentanti governativi durante l'incontro".
"Il punto vero è cercare di cogliere questa necessità come un'occasione positiva di un rilancio (anche a livello internazionale) del controllo degli armamenti quello che ad oggi ci sembra sia trattato solo come obbligo di natura comunitaria" - hanno affermato durante l'incontro padre Alex Zanotelli ed Eugenio Melandri, partecipanti all'incontro nella delegazione di Rete Disarmo perché protagonisti a suo tempo di quella grande spinta della società civile che portò all'approvazione della legge 185/90. "Non dimentichiamoci che in questo biennio è in discussione all'ONU il Trattato sui Trasferimenti di Armi (ATT) e che l'Europa stessa non ha un sistema vincolante di norme sulle armi: la Posizione Comune attualmente in vigore non è vincolante né sanzionatoria e non possiede un sistema omogeneo di dati. L'Italia potrebbe mettersi alla testa di un grande rinnovamento e miglioramento della situazione internazionale, ma ciò deve partire da un ampio dibattito sia nell'opinione pubblica che in parlamento" - hanno evidenziato i due esponenti a margine dell'incontro. L'Italia potrebbe mettersi alla testa di un grande rinnovamento e miglioramento della situazione internazionale, ma ciò deve partire da un ampio dibattito sia nell'opinione pubblica che in parlamento", hanno concluso i due esponenti a margine dell'incontro.
Achille Tagliaferri delle ACLI, intervenuto in rappresentanza di Tavola della Pace ha poi ricordato che "la recente crescita esponenziale del nostro export militare non ci può lasciare indifferenti in un mondo dominato dai conflitti e in cui le spese belliche stanno aumentando mentre la crisi economica è così profonda".
"Di certo il nostro intento non vuole essere quello della difesa alla lettera della legge attuale (in .pdf) - sottolinea Giorgio Beretta, esperto della Rete Disarmo - ma sicuramente del suo spirito e soprattutto dei suoi alti standard di trasparenza: non vogliamo perdere nulla delle informazioni che già vengono fornite ed anzi vogliamo stimolare una regolamentazione ancora più precisa dei dati che dovranno essere pubblicati ogni anno, chiedendo con forza che l'Italia si faccia promotrice di un'armonizzazione virtuosa degli standard informativi presso tutti i paesi UE. Inoltre non vogliamo che ‘spariscano' come successo recentemente tabelle e dati che ci sono utili ad analizzare per esempio i flussi finanziari di appoggio al commercio di armi. Non va dimenticato, infatti, che quelle informazioni furono introdotte nella legge 185/90 a seguito degli scandali di trasferimenti di armamenti verso Iraq, Iran e Sudafrica che all'epoca era sotto embargo: i fondi di questo traffici arrivavano tra l'altro alla filiale della Banca Nazionale del Lavoro di Atlanta negli USA. E in tempi di terrorismo internazionale il controllo e la trasparenza sulle transazioni bancarie è quanto di più necessario" - conclude Beretta.
Il disegno di Legge prevede poi il recepimento di una posizione comune UE del 2003 sugli intermediari di armi (i cosiddetti broker): solo le aziende avranno titolarità ad intermediare in tale commercio. "Il principio ci sembra interessante e positivo - conclude Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - ma il problema vero è che in tutto questo provvedimento le armi piccole e cosiddette leggere restano escluse. Sono queste le vere armi di distruzione di massa in giro per il mondo, le più pericolose e quindi quelle che andrebbero maggiormente controllate. Perciò anche a questo riguardo come Rete chiediamo di cogliere l'occasione e inserire sotto un unico sistema articolato di controlli anche queste tipologie di armi".
La Rete Italiana per il Disarmo annuncia che farà partire a breve una campagna nazionale di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e del Parlamento, che dovrà nei prossimi giorni iniziare a farsi carico del percorso di discussione del Disegno di Legge. Le richieste centrali di tale mobilitazione saranno:
1) No alla Legge Delega come strumento per sistematizzare la materia dell'export di armi
2) Si all'occasione del recepimento della direttiva UE per determinare con certezza controlli e strumenti di pubblicazione dei dati sull'export militare italiano. L'Italia dovrebbe farsi promotrice in seno UE (anche per la grande esperienza di venti anni di 185!) di un innalzamento forte degli standard di trasparenza sulle armi.
3) Si al recepimento della posizione comune UE sugli intermediari di armi, con le limitazioni ad aziende per questi tipi di affari, ma solo se anche le armi piccole o leggere saranno ricomprese nella stessa normativa
(Fonte: Unimondo.org)