22 settembre 2010 - Trentacinque milioni di dollari: la cifra che l'Italia ha deciso di impegnare in Ecuador affinché il Paese desista dall'estrazione di petrolio in un'area della foresta amazzonica particolarmente interessante sotto il profilo della biodiversità, il parco nazionale di Yasunì.
Nel 2007 l'Ecuador ha varato un progetto con l'intento di captare denaro dalla comunità internazionale e al fine di evitare lo sfruttamento di circa 846 milioni di barili di greggio pesante, nettamente più inquinante del c.d. greggio leggero. Non si tratta di denaro che verrà versato nelle casse ecuadoriane, ma sottratto dal debito che questo Paese ha contratto con l'Italia e convertito in opere a sostegno della salvaguardia ambientale.
La foresta amazzonica è un'area a rischio, come è noto, a causa della deforestazione e oggi minacciata nuovamente dallo sfruttamento petrolifero. L'Ecuador è un paese dove il greggio conta per il 60% delle esportazioni. Eppure, come in molti altri paesi ricchi di risorse naturali, la gran parte della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Il petrolio non ha generato l'effetto «a goccia» tanto declamato dalle istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale, che continuano a finanziare il settore estrattivo.
Al contrario, in Ecuador lo sfruttamento dell'oro nero si associa con devastanti danni ambientali e violazioni dei diritti delle comunità indigene. La frontiera del petrolio sta arrivando in zone del territorio molto fragili, ad alta biodiversità e abitate da popoli indigeni che ancora oggi vivono in isolamento volontario, come i Tagaeri e i Taromenane.
Chiedere oggi l'istituzione di "territori liberi dall'estrazione del petrolio" significa proteggere i diritti di queste popolazioni e tutelare una delle ricchezze più grandi dell'umanità, nel caso dell'Ecuador la foresta amazzonica.
Non solo il parco di Yasunì, ma l'intera foresta è una grande riserva di biodiversità.
Il VIS da anni mostra il suo impegno nel proprio progetto per la tutela della biodiversità in Ecuador, per assicurare lo sviluppo delle popolazioni indigene utilizzando in modo sostenibile i prodotti della foresta e far sì che siano le stesse popolazioni a gestire in modo produttivo il loro ambiente.