10 settembre 2010 - "Aid El Kebir è una festa importante per il mondo islamico, è la festa del sacrificio e della rottura del grande digiuno del Ramadan. In questi giorni è la famiglia che si riunisce che festeggia insieme a tutti i suoi componenti."
"È l'occasione per molti di tornare a casa, ma quest'anno in Pakistan è difficile. I treni non funzionano a causa delle linee ferroviarie ancora sommerse dal fango, le strade sono poco agibili e non tutti si posso permettere gli aerei", racconta al telefono don Peter Zago, direttore del Centro Don Bosco di Quetta. "Per le famiglie sfollate dall'alluvione riparate a Quetta c'è molta tristezza per i villaggi che si sono lasciati, le persone che non ci sono più, per l'incertezza del futuro. Tuttavia, nei centri di accoglienza e in ogni luogo si festeggia lo stesso, magari con poco.
Molte delle famiglie sfollate, che stiamo aiutando, sono musulmane. Molte di queste ci stanno invitando a rimanere per l'Aid El Kebir. A Quetta viene festeggiato con il plenilunio di domani, soltanto oggi gli uffici e i negozi sono chiusi. In questo momento di tensione verso le minoranze religiose preferiamo declinare questo invito per non mettere a disagio i più tradizionalisti. C'è molta tensione in città, le parole del pastore Terry Jones negli Stati Uniti sono seguite attentamente e alcuni a Quetta minacciano che bruceranno le bandiere del Vaticano e degli USA come atto di ritorsione.
Ieri a Quetta un altro kamikaze si è fatto esplodere provocando la morte di 5 persone a pochi giorni dal precedente attentato vicino al mercato. È la violenta risposta ai provvedimenti del Governo attuati dalla Polizia nei confronti di alcune minoranze favorevoli all'indipendenza di alcune aree del Paese. Anche in questo contesto complesso e teso continuiamo a lavorare insieme al VIS per sostenere le tutte le migliaia di famiglie sfollate con la distribuzione di generi di prima necessità cercando anche di ricostruire per loro un futuro possibile."