"Non possiamo tacere": i missionari italiani accanto ai migranti

01 luglio 2010 - Accanto ai migranti, “gli ultimi” in questo tempo difficile avvelenato dalle “fabbriche della paura” e da chi per interesse vuole “un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile”: è la scelta ribadita in un ampio documento diffuso in questi giorni dalla Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi).

Nel testo, redatto dalla Commissione Giustizia pace e integrità del Creato, dell’organismo missionario, sono continui i rimandi tra la situazione italiana e il contesto internazionale. “Viviamo – evidenzia la Cimi – nell’epoca della più grande mobilità della storia conosciuta. Oltre 214 milioni di migranti internazionali, vi sono circa 740 milioni di sfollati, in parte sfollati interni. Ciò significa che una persona su sette nel mondo è un migrante”. Questi dati aiutano a capire la portata delle conseguenze di scelte politiche solo per i forti e per i ricchi.

“La ‘governance’ delle migrazioni e la lotta contro l'immigrazione irregolare – si sottolinea nel documento - sono prospettate come la soluzione principale per dare sicurezza alle società europee, inserendo il controllo dell'immigrazione nell'ottica della lotta al terrorismo... viene, così, proposta e ribadita la trilogia inaccettabile: ‘immigrazione – criminalità e terrorismo – insicurezza’”.

Nel testo i missionari ricordano di essere stati a lungo “ospiti” dei popoli africani, sudamericani e asiatici ed esprimono sgomento per “un accanimento senza precedenti” riservato ora ai migranti in Europa e in Italia. Un accanimento, spiegano, legato al paradosso di “un atteggiamento politico di rifiuto” dello straniero che convive però con il bisogno di braccia delle economie ricche. “C’è chi si azzarda ad affermare che il rafforzamento delle frontiere non serve solo e in primo luogo a fermare i movimenti migratori – sottolinea la Cimi - ma a definire come irregolari i migranti che le attraversano, dando loro un'identità che li pone in una posizione di inferiorità e di mancanza di diritti: un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile”.

La riflessione è ampia, ma guarda anche vicino. Ecco dunque i riferimenti alla legislazione italiana che, scrivono i missionari, “da quasi 20 anni” alimenta “un crescente razzismo e una forte xenofobia”. Rivelatore il caso del “pacchetto sicurezza”, le norme sull’immigrazione che nell’Agosto scorso hanno introdotto il reato di “immigrazione clandestina”.
Nel documento della Cimi sono passate in rassegna le regole più contestate, dall’estensione da due a sei mesi del periodo massimo di detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) alla tassa sui permessi di soggiorno e alle nuove restrizioni sui ricongiungimenti familiari. “Un aggravio molto pesante sulle spalle degli immigrati” riassumono i missionari, che traggono dalla cronaca recente alcuni esempi dolorosi.

Nel documento della Cimi lo sguardo si allarga poi ancora una volta al Mediterraneo, divenuto un mare che divide anche a causa delle nuove politiche dei respingimenti, a tale riguardo,spunti di riflessione importanti erano stati forniti dal II Sinodo per l’Africa, che si era tenuto in Vaticano nell’Ottobre scorso.
Gli squilibri tra Nord e Sud del mondo e la speranza di un mondo più giusto era stato al centro dell’intervento del cardinale Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar. “Sappiamo bene che non sono le barriere della polizia, per quanto possono essere invalicabili, ad arrestare la migrazione clandestina – aveva detto il porporato senegalese - bensì la riduzione effettiva della povertà e uno sviluppo economico e sociale che si estenda alle masse popolari del nostro paese”. Sono le stesse idee della Cimi e dei suoi missionari, che si impegnano ad “affermare la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse” 

(fonte Misna)