A Betlemme il 23 febbraio 2010, l'Università, le scuole, i vari esercizi e uffici sono rimasti chiusi, mentre per strada non si vedeva il flusso di persone che quotidianamente si riversa nel suq, il mercato arabo della cittadina.
Il clima che si respirava a Betlemme era quello dello sciopero generale a seguito delle recenti dichiarazioni del Primo Ministro israeliano Netanyahu. Nel quadro di un più ampio piano di preservazione del patrimonio culturale dello stato di Israele, Netanyahu ha infatti annunciato che la Tomba di Rachele, oltre alla Tomba dei Patriarchi a Hebron, sarà considerata patrimonio culturale ebraico, trascurando l'importanza che questo sito riveste anche per le altre religioni.
Da sempre, Rachele è stata una figura biblica molto importante e significativa per ciascuna delle tre grandi religioni monoteiste, quali il Cristianesimo, l'Islam e l'Ebraismo. Situata sulla strada che da Hebron conduce a Gerusalemme, la Tomba di Rachele è stata sempre una tappa obbligatoria, un luogo di culto e di preghiera per molti pellegrini e credenti provenienti da diverse parti del mondo. La Tomba di Rachele, Qubbet Rahil in arabo e Kever Rachel in ebraico, viene venerato come il luogo dove Rachele, moglie di Giacobbe, morì dando alla luce Beniamino, anche se dal punto di vista archeologico gli elementi non sono concordi.
A prescindere dall'autenticità storica, questo sito ha sempre avuto una forte valenza simbolica, oltre ad esercitare una forte funzione sociale per la popolazione locale: arabi cristiani, musulmani ed ebrei. Ad esempio, fino a qualche anno addietro, i musulmani andavano a rendere visita ai loro defunti che si trovano nel cimitero adiacente alla Tomba; i cristiani si davano appuntamento di fronte alla Tomba per poi andare in processione verso Gerusalemme in occasione della festa della Vergine nel mese di agosto; gli ebrei andavano a pregare alla Tomba, portavano a riparare le loro macchine e si fermavano a pranzare nei ristoranti locali. Non solo, ma la Tomba di Rachele è sempre stata una parte importante della città di Betlemme: oltre ad essere un vivace centro abitato della città, era soprattutto un'area commerciale e culturale molto attiva.
Negli anni scorsi molte cose sono cambiate e in modo drastico: a seguito della Seconda Intifada, nel 2002 il Governo israeliano ha iniziato a costruire il Muro di Separazione che, oltre a separare la cittadina di Betlemme da Gerusalemme, ha separato fisicamente la Tomba di Rachele dalla stessa città di Betlemme, impedendo l'accesso della popolazione palestinese al luogo di culto. La Tomba di Rachele è adesso unicamente accessibile agli ebrei e ai turisti, mentre gli arabi del luogo hanno totalmente perso qualsiasi contatto sia con la figura di Rachele che con il luogo stesso.
Le conseguenze della politica israeliana di espropriazione e separazione unilaterale sono molto gravi, soprattutto in vista della possibilità di un futuro comune e di convivenza tra i popoli. E sono evidenti presso le nuove generazioni. A differenza della gente più anziana, protagonista e testimone diretta di un passato non troppo lontano di convivenza e scambio tra popoli, religioni e culture, la nuova generazione palestinese conosce solo gli effetti immediati e oggettivi della realtà attuale. La figura biblica di Rachele, come anche l'importanza e il significato reale della sua Tomba, sono sconosciute alle nuove generazioni. Al contrario, la figura di Rachele ha assunto agli occhi di molti una connotazione molto negativa, venendo associata esclusivamente con gli ebrei, ignorando la storia di comune appartenenza a più popoli e religioni. È come se isolando la Tomba dalla città di Betlemme la si fosse rimossa di forza dai cuori della gente, dalle loro percezioni, dal loro orizzonte, e la si fosse sradicata dalla storia e dalla civiltà di un popolo.
Consapevoli dell'urgenza e dell'importanza del soggetto, nel 2009 un gruppo di ricercatori e studenti della Bethlehem University ha raccolto le testimonianze e le memorie degli abitanti che vivono nell'area adiacente alla Tomba di Rachele. Attraverso un approccio storico e socio-antropologico si è cercato di ricostruire le relazioni e i legami che la gente locale intratteneva con la Tomba e la figura biblica di Rachele. La ricerca, promossa dall'Università di Betlemme, sarà pubblicata in un libro edito da AphorismA, Berlino, e realizzato anche grazie al contributo del VIS.
Lucia Maria Russo
Volontaria VIS a Betlemme,
Ccoordinatrice Master in International Cooperation and Development (MICAD) dell'Università di Betlemme
Per approfondimenti e informazioni, potete rivolgervi a:
Lucia Maria Russo, Volontaria VIS a Betlemme: luciarusso2@yahoo.com
Emanuela Chiang, Responsabile progetti VIS in Medio Oriente: chiang@volint.it