18 mesi di arresti domiciliari è stata la decisione della Giunta Birmana da infliggere al premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.
Aung San Suu Kyi, Leader della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il partito di opposizione in Myanmar, ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni in stato di arresto, nonostante il suo partito abbia vinto nel 1990 le elezioni nazionali con oltre il 75% dei consensi, ma mai riconosciuto dalla Giunta Militare, al potere dal 1962 mediante un governo dittatoriale.
Immediate le voci di condanna alla sentenza da parte della comunità internazionale.
"L'unica soluzione è la sua immediata e incondizionata liberazione" sostengono tutti.
Amnesty International esprime la propria dura condanna a questa decisione, considerandola vergognosa, derivante da un teatrino politico e legale.
La presidenza di turno svedese dell'Unione Europea chiede la "liberazione immediata e senza condizioni" della leader dell'opposizione birmana, precisando come la UE "intensificherà il lavoro con la comunità internazionale, specialmente con i suoi partner in Asia, per ottenere il rilascio di San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici in Birmania".
Secondo Asia News, si tratta di una mossa calcolata ad arte per impedire la partecipazione del Nobel alle elezioni nazionali del 2010. I 18 mesi di arresti domiciliari sarebbero infatti il margine di tempo necessario e sufficiente alla dittatura per escludere la principale candidata dell'opposizione dal panorama politico nazionale".
Come attestato di stima ed invito a sostenere la protesta democratica birmana, Amnesty International ha conferito a Suu Kyi il prestigioso riconoscimento di "Ambasciatore della Coscienza", per l'anno 2009.