La crisi economica internazionale che ha colpito in questi ultimi mesi le economie più avanzate, sta cambiando rotta, e sta colpendo sempre più duramente i paesi in via di sviluppo. L'allarme e' stato lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento al Development Committee di Washington nella giornata di ieri 26 aprile 2009.
Draghi ha affermato che il numero di persone che, a causa della crisi, sono destinate inevitabilmente ad entrare in condizioni di estrema povertà aumenterà di circa 90 milioni entro la fine dell'anno. Secondo quanto reso noto dall'istituto di Washington, infatti, la crisi economica ha assunto le sembianze di un vero e proprio disastro umanitario facendo già registrare 50 milioni di nuovi poveri, tra cui soprattutto donne e bambini.
La diagnosi di Draghi sui meccanismi che hanno colpito i Paesi più poveri è precisa. «Alcuni meccanismi di trasmissione hanno agito in modo avverso nell'ultimo semestre: gli intermediari finanziari eccessivamente esposti ai rischi di scadenza/cambio hanno tagliato i finanziamenti; l'aumentata avversione al rischio ha ridotto massicciamente i flussi di capitale nelle economie emergenti; gli incassi derivanti dalle esportazioni sono crollati come conseguenza del calo degli scambi commerciali e delle materie prime; le rimesse degli emigrati, normalmente un fattore anticiclico nei Paesi poveri, sembrano ora mostrare un'inversione nella loro tendenza pluriennale di aumento».