Sarebbero circa 6500 i civili tamil uccisi e 14000 quelli rimasti feriti negli ultimi tre mesi nella regione di Vanni, nello Sri Lanka settentrionale. È quanto riportato da un documento delle Nazioni Unite, reso pubblico in questi giorni dall'agenzia di stampa americana Associated Press.
Attualmente gli scontri si concentrano nell'ultimo tratto di costa del distretto di Mullaitivu, dove si trovano, arroccati, i ribelli delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) e, ammassati, decine di migliaia di civili.
Nella cosiddetta "zona di sicurezza" altre decine di migliaia di civili affollano le tendopoli sulla spiaggia, sotto il sole e senza sufficiente acqua, cibo e medicine. Proprio in questa zona "sicura", 5500 persone hanno perso la vita a causa degli scontri delle ultime settimane.
Quella in corso è una battaglia all'ultimo sangue, dove i civili vengono spesso usati come scudi umani e subiscono direttamente la violenza degli scontri, all'apice di un conflitto armato durato 23 anni.
Il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon ha annunciato che sarà inviato al più presto un team di esperti nella "zona di sicurezza", al fine di verificare la situazione umanitaria.
Nonostante la crisi umanitaria duri da mesi, la questione del conflitto secessionista in Sri Lanka non è mai stata discussa ufficialmente dal Consiglio di Sicurezza dove Russia, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia detengono il diritto di veto.
Finora non si è andati oltre una riunione informale dei membri del Consiglio di Sicurezza, conclusasi con una sollecitazione ai ribelli tamil di arrendersi e al governo di rispettare il diritto umanitario.
Fonte: MISNA