È atteso per oggi, mercoledì 4 marzo, il verdetto della Corte Penale Internazionale (CPI) dell'Aja in merito alla richiesta di un mandato di cattura per genocidio e crimini di guerra nei confronti del presidente sudanese Omar Al Bashir.
La richiesta era stata avanzata lo scorso 14 luglio dal Procuratore Capo della Corte, il magistrato argentino Luis Moreno Ocampo, secondo il quale Bashir sarebbe responsabile del massacro di almeno trecentomila abitanti in Darfur, con l'annientamento di due gruppi etnici, e dello sfollamento di altri due milioni di persone. Se la Corte accogliesse la richiesta, per la prima volta un mandato di cattura internazionale colpirebbe un presidente in carica.
Il caso del presidente Bashir sembra aver assunto, di fatto, una connotazione politica, oltre che giuridica, dando vita ad un clima di altissima tensione, non solo in Sudan ma anche all'interno dell'Unione Africana e della Lega Araba.
Il presidente dell'Unione Africana, Jean Ping, che già nel luglio scorso si era scagliato contro la presunta parzialità della CPI, ha rinnovato le critiche contro il Tribunale dell´Aja, accusato di avviare indagini solo su paesi africani. La Lega Araba ha fatto sapere attraverso un comunicato che le decisioni della Corte contro il presidente sudanese avranno conseguenze pericolose sugli sforzi per la pace in corso in Darfur, mentre il ministro libico per gli affari africani, Abdul salam al Tereyki, ha affermato che oltre una trentina di paesi africani sarebbero pronti a ritirare la loro adesione alla CPI nel caso in cui il presidente sudanese fosse incriminato.