Per il secondo giorno consecutivo non si è avuta notizia di nuovi scontri, ma il quadro della situazione resta estremamente confuso. Una massa di profughi costretti a fuggire dai campi e dalle zone intorno a Goma hanno cercato rifugio proprio nella città, alle cui porte si è fermata per il momento l'avanzata dei ribelli.
Il presidente congolese Joseph Kabila e il presidente ruandese Paul Kagame hanno accettato di partecipare a una riunione di emergenza sulla crisi in Nord Kivu.
Il nostro volontario Gavin Braschi, dal Centro Don Bosco Ngangi a Goma, ci parla di una calma "tesa e artificiale" perchè legata esclusivamente alle negoziazioni:
"Nel centro della città si sta organizzando un commercio di sussistenza con prezzi al rialzo. Alcuni sfollati stanno perfino cercando di raggiungere i villaggi limitrofi alla ricerca disperata di cibo. L'OHCA - Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari - sta facendo pressione per ottenere un corridoio umanitario, e nella serata di ieri è arrivato qualche tir con beni di prima necessità. Noi restiamo in allerta e continuiamo ad accogliere gli sfollati. Aiutateci a mantenere l'attenzione di tutti su questa guerra"
Nel momento in cui scriviamo, nel centro Don Bosco Ngangi si sono rifugiati 426 disperati, che vanno ad aggiungersi ai 350 bambini orfani e abbandonati già accolti nel centro. Un numero di persone in costante aumento a cui non possiamo chiudere le porte, che hanno bisogno di protezione, cibo e cure mediche.
A breve invieremo un preciso appello di raccolta fondi rivolto a tutti i media. Chiediamo il vostro aiuto e il vostro sostegno: tutte queste persone hanno bisogno anche di voi!