Visita in Darfur del presidente sudanese Al Bashir sul quale pende una richiesta di arresto dal Tribunale dell'Aja

Il presidente del Sudan Omar Al-Bashir si è recato in Darfur, la regione occidentale del Paese che dal 2003 è teatro di uno dei più gravi atti di violenza di massa compiuta nel continente africano in questo secolo. La visita di Al-Bashir non è casuale: solo pochi giorni fa il procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno-Ocampo, ha inviato una richiesta di arresto nei confronti del presidente sudanese, accusandolo di gravi atti come il genocidio e crimini contro l'umanità. Si parla di almeno 190 mila morti e di oltre due milioni di profughi

Al-Bashir, dopo le manifestazioni a suo sostegno della scorsa settimana a Khartoum, ha portato con sé giornalisti e televisioni: si tratta di un monito anche per le Nazioni Unite che in questo momento sono tra l'incudine e il martello, tra l'accusa mossa dalla Corte dell'Aja che per la prima volta chiede l'arresto di un capo di Stato e l'Unione africana che ha chiesto la sospensione per un anno dei procedimenti a suo carico.

Da El-Fasher, prima tappa della due giorni nel Darfur, Al-Bashir ha partecipato ad una manifestazione in suo onore. "Quello che ha detto Moreno-Ocampo sono menzogne" ha dichiarato il presidente sudanese. "Dobbiamo trovare una soluzione al problema del Darfur. Sono venuto qui, per dire una sola cosa. Ogni sfollato deve tornare nel suo villaggio. Spetterà poi al governo garantire i servizi sociali".

Prossime tappe sono Nyala, nel Sud della regione, dove inaugurerà delle iniziative governative per la promozione dello sviluppo economico ed El-Geneina, nella zona occidentale del Darfur.