Quindici condanne e trenta assoluzioni per i fatti della caserma di Bolzaneto, avvenuti a Genova nel luglio 2001, in occasione del G8. I 45 imputati, poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri, erano accusati di vari reati tra cui lesioni, maltrattamenti e falso. Dopo quasi 10 ore di Camera la Corte genovese ha accolto solo in parte le richieste della pubblica accusa, pronunciando solo 15 condanne a pene variabili fra i 5 mesi e i 5 anni.
Le persone fermate e arrestate durante i giorni del G8 di Genova furono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto. In numerosi casi i fermati accusano il personale delle forze dell'ordine di violenze fisiche e psicologiche, e di mancato rispetto dei diritti legali degli imputati (impossibilità di essere assistiti da un legale o di informare qualcuno del proprio stato di detenzione): gli arrestati raccontano di essere stati costretti a stare ore in piedi, con le mani alzate, senza avere la possibilità di andare in bagno, cambiare posizione o ricevere cure mediche. Inoltre riferiscono di un clima di euforia tra le forze dell'ordine per la possibilità di infierire sui manifestanti, e riportano anche invocazioni a dittatori e ad ideologie dittatoriali di matrice fascista, nazista e razzista e minacce a sfondo sessuale nei confronti di alcune manifestanti.
La Corte genovese, chiamata a giudicare i fatti, ha ritenuto responsabili dei reati ascritti solamente alcuni imputati, mandando invece assolti la gran parte degli altri imputati o perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto. Fra questi ultimi, l'attuale generale della Polizia penitenziaria, Oronzo Doria, all'epoca dei fatti colonnello. La Corte ha anche applicato l'indulto per la gran parte dei condannati. E, per tutti i condannati, ha stabilito anche come pena accessoria la sospensione temporanea dai pubblici uffici. Inoltre ha condannato i responsabili, nonché il ministero degli Interni e quello della Giustizia a pagare i danni materiali.
Paolo Ferrero, di Rifondazione, ha così commentato la scandalosa sentenza: "Non hanno voluto riconoscere le responsabilità. Hanno trovato solo qualche capro espiatorio. Dentro quella caserma c'è stata una tortura organizzata da un pezzo di forze dell'ordine. E questo non è stato riconosciuto. È un disastro. In uno stato di diritto la sentenza serve per sancire con le pene i fatti accaduti. In questo caso non c'è nessuna relazione con l'orrore di quanto è successo. Una sostanziale impunità dei reati compiuti dalle forze dell'ordine. Si è protetta la deviazione di una parte delle forze dell'ordine. Ancora una volta si perpetua la tradizione italiana da piazza Fontana ad oggi: la non volontà di fare chiarezza su episodi realmente accaduti."