Oggi 12 giugno ricorre la giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Quest'anno il tema e il messaggio della Giornata è: "L'educazione di qualità è la miglior risposta al lavoro minorile".
Secondo le statistiche pubblicate dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), 218 milioni di bambini/ragazzi (dai 5 ai 17 anni) sono vittime del lavoro minorile. 126 milioni di essi lavorano a lungo ed in condizioni di estremo pericolo. Tutto questo nonostante l'ammissione al lavoro per i minori di 15 anni sia stata proibita dalla convenzione 138 dell'OIL nel 1973. La Convenzione 182 dell'OIL, inoltre, adottata nel 1999 definisce chiaramente le forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile che devono essere immediatamente combattute dai governi ratificanti. Tra queste, il lavoro schiavo, il lavoro nel campo della prostituzione e della pornografia, il coinvolgimento in attività illecite.
In contesti sociali poverissimi, spesso, il contributo economico che i"bambini lavoratori" recano al budget familiare è fondamentale: le famiglie deprivate - che dipendono da questo contributo - danno maggior peso a questa risorsa che non all'educazione. Queste famiglie non sono in grado di pagare le tasse scolastiche e tutte le altre spese legate alla scuola. Così quando devono fare la scelta d'inviare uno dei loro bambini a scuola, sono spesso propense a privilegiare i maschi a danno delle femmine.
Una disparità di genere ancora molto sentita in troppi paesi nel mondo e della quale si continuano a sottovalutare gli effetti moltiplicatori delle sue ripercussioni sociali.
In particolare l'educazione scolastica delle bambine ha ricadute veramente importanti e significative per il benessere della popolazione: bambine istruite saranno donne istruite con migliori condizioni sanitarie, un più elevato livello di nutrizione e di cure prenatali, e la possibilità di avere accesso a redditi adeguati. I loro figli avranno un indice di sopravvivenza e di accesso all'istruzione più elevato, nonché migliori condizioni di vita in generale. Si può dire che, per una bambina, ogni anno in più di scuola dopo il quarto anno di scuola primaria porta benefici pari al 10% in meno di mortalità infantile e ad un incremento del 10 - 20% in più negli stipendi.
La scolarizzazione delle bambine accelera la crescita economica. Ad esempio, nei Paesi dell'Asia Meridionale il PIL sarebbe cresciuto di circa il 3% all'anno, al posto dell'attuale 1,8%. Un altro dato interessante: i figli di madri che hanno completato la scuola primaria hanno, in media, la possibilità di frequentare la scuola per 2-3 anni in più rispetto ai bambini di mamme che non l'hanno frequentata.
2015: anno della verità. Il raggiungimento degli Otto Obiettivi Del Millennio diventa ancora di più un traguardo fondamentale da tagliare, unendo le forze.