La giunta militare birmana non autorizza ancora l'arrivo dei primi aiuti internazionali nelle zone devastate dal ciclone Nargis. Il regime sembra abbia autorizzato solo gli aiuti statunitensi. Sono, invece, rimasti a terra i tre aerei carichi di aiuti umanitari del Programma mondiale alimentare (Pam) dell'Onu con a bordo 45 tonnellate di viveri di emergenza perché mancano ancora le autorizzazioni.
La Birmania, luogo di rara bellezza, martoriato da anni da una tremenda dittatura dopo una settimana dalla catastrofe è ormai in ginocchio. Oltre 27 mila morti e 41 mila dispersi, un milione di persone senza tetto e tante le aree completamente sommerse dalle acque salate e migliaia coloro che non hanno accesso ad acqua potabile e cibo. Torna l'emergenza. Occorre mobilitarsi presto perchè la tragedia non assuma dimensioni ancora più vaste.
L' Agenzia Italiana per la risposta alle emergenze, di cui fa parte il VIS, ieri ha lanciato un appello di raccolta fondi a sostegno della popolazione. L'emergenza, però, è solo il primo gradino verso condizioni di vita umane dei poveri, verso la giustizia, la pace e la conservazione dell'ambiente.
Solo nell'ultimo anno tre al mondo i paesi colpiti da cicloni: decine di morti e senza tetto in Madagascar, 600 morti in Pakistan per il ciclone Yemvin, 15 mila i morti in Bangladesh. Eventi catastrofici in paesi gia' instabili e vulnerabili.
Da anni l'impegno della società civile su ambiente, clima e sviluppo sostenibile. << La crescita economica promette di creare abbondanza. Promette di eliminare la povertà. Invece causando la distruzione dei mezzi di sussistenza e dei sistemi che sostengono la vita, nel Terzo mondo la crescita stessa diviene fonte di povertà e di scarsità (Vandana Shiva) >> (Dal libro: Cambiamenti Climatici - Tempi duri per lo sviluppo di Maria Vittoria Sbordoni)
Come non interrogarci sulle nostre responsabilità? Sul livello di sviluppo adeguato al rispetto del nostro pianeta e quindi della vita umana?
Nulla, oggi, è più globale del clima e molti sono i legami tra il clima e lo sviluppo. Da anni i danni dei cambiamenti climatici del nostro pianeta le stanno pagando i paesi e le comunità più deboli.
Quale futuro?