Domani 19 marzo sarà giorno di lutto nazionale in Albania, in rispetto delle vittime della tragica esplosione avvenuta sabato scorso vicino a Tirana.
Squadre di operai, tutti di nazionalità albanese, impiegati della società statunitense incaricata di disattivare le munizioni a Gerdec, stavano disinnescando vecchi ordigni dei tempi di Hoxha, ancora conservate in un deposito di armi e munizioni vicino alla capitale albanese, quando è avvenuta l'esplosione. Le cause sono ancora sconosciute ma anche questa volta si torna a parlare di incidente prevedibile.
Con il passare delle ore il bilancio si aggrava: 16 i morti , 250 i feriti di cui circa 16 trasportati nei vari ospedali pugliesi, molti i dispersi.
L'esplosione ha provocato anche gravi conseguenze materiali: oltre 300 abitazioni sono state rase al suolo e altre 185 risultano gravemente danneggiate, mentre oltre 1.800 hanno subito danni minori.
Intanto il governo ha deciso un primo compenso finanziario, di circa sedicimila Euro, alle famiglie della zona dell'esplosione. Mentre oggi sono arrivati anche i primi aiuti dalle imprese albanesi.
Si indaga sulle responsabilità.
Tre alti dirigenti del ministero della difesa e della ditta addetta allo smantellamento dell'intero arsenale di munizioni esploso, sono stati fermati in mattinata per ordine dei magistrati che conducono le indagini sul caso.
Al momento l'accusa è per non aver rispettato le regole di trattamento dei materiali esplosivi. Entro le prossime 48 ore, secondo le procedure, la procura molto probabilmente chiederà al tribunale l'arresto per Ylli Ponari, il direttore della Meico, l'importante azienda statale che si occupa di import-export di armi e che aveva siglato a nome del ministero della Difesa il contratto con la società statunitense incaricata di disattivare le munizioni a Gerdec. Lo stesso provvedimento potrebbe essere richiesto anche per Mihal Delijorgji, re dell'acciaio albanese e amministratore della ditta albanese subappaltata dagli americani e che effettuava materialmente le operazioni a Gerdec. Sorte analoga per il direttore tecnico della società di Delijorgji: la terza persona fermata per ordine della procura albanese.
Nel frattempo il ministro della difesa albanese Fatmir Mediu ha rassegnato le sue dimissioni dopo l'incidente dichiarando: "Ho appena consegnato le dimissioni irrevocabili al premier Sali Berisha. La mia è una decisione dettata dall'etica, poiché non ritengo di avere nessuna responsabilità personale.... farò di tutto per sostenere ed aiutare le indagini avviate dalla procura della Repubblica".
In queste ore il VIS e i salesiani del Centro Don Bosco di Tirana, dal 1991 in loco, si preparano a dare ricovero a molti degli sfollati che in questi giorni oltre ad una persona cara hanno perso anche la casa.