Sarebbero almeno cento i morti della repressione cinese contro la rivolta scatenatasi a Lhasa, in Tibet, secondo informazioni non confermate provenienti dal governo tibetano in esilio a Dharamsala, nel nord dell'India. Il governo cinese smentisce dando una stima di solo 13 vittime. Ma le immagini e le foto arrivate dal Tibet in questi giorni non parlano certo di una politica costruttiva che promuova la convivenza pacifica da parte della Cina.
Dal 1950 quando la Cina ha invaso il tetto del mondo, il Tibet, il conflitto ha portato nel paese migliaia e migliaia di vittime tibetani e migliaia di templi e siti storici distrutti.
Nel 1951 i leader tibetani firmarono forzatamente un trattato che poneva la regione sotto l'amministrazione cinese. La popolazione tibetana ha sempre resistito all'occupazione cinese con accesi scontri tra la resistenza tibetana e il governo.
Successivamente la Cina costituisce la regione autonoma del Tibet favorendo il trasferimento dei cinesi nella zona. Da qui una serie di tappe storiche importanti si susseguono: la «Rivoluzione culturale» porta alla distruzione di monasteri e altri beni della tradizione tibetana; la legge marziale viene imposta a Lhasa capitale tibetana, durante gli scontri tra il governo centrale e la popolazione tibetana.
Le recenti proteste riflettono i reali sentimenti dei tibetani in Tibet e il desiderio di essere liberi dal regime repressivo cinese.
Il governo cinese, ancora molto interessato a mantenere il controllo del Tibet sta adottando le politiche di repressione per mettere a tacere gli insorti.
Il leader spirituale dei tibetani, Dalai Lama condanna il terrore e denuncia il "genocidio culturale" e fa appello alla diplomazia internazionale per iniziare un'inchiesta sulla situazione.
Prime reazioni sono giunte anche dal vecchio continente.
A Roma, in Italia, un gruppo di manifestanti si sono stesi a terra per un minuto, davanti alla sede dell'ambasciata cinese.
Altre manifestazioni si sono svolte in diverse citta' Europee. All'Aja un gruppo di dimostranti ha tentato di fare irruzione all'ambasciata cinese, durante una manifestazione di solidarietà in favore del TIbet, distruggendo una parte delle recinzioni esterne della sede diplomatica di Pechino. Gli organizzatori della protesta hanno fatto appello alla calma e hanno invitato a proseguire la manifestazione pacificamente.
La popolazione tibetana necessità più attenzione da parte della diplomazia internazionale in nome del rispetto di quei diritti umani che spetterebbero ad ogni essere umano e che in Tibet vengono calpestati ogni giorno.