In questi giorni il Governo di New Delhi è intervenuto a rimarginare una delle piaghe più profonde e inquietanti della mistica India.
Saranno circa quaranta milioni i contadini indiani, le vittime dimenticate del miracolo economico che sta investendo il paese negli ultimi anni, ai quali verranno cancellati i debiti contratti con usurai e strozzini nel vano tentativo di risollevare le sorti dei propri raccolti.
La misura di emergenza varata dal governo di New Dalhi costerà al paese circa dieci miliardi di euro ma la crescita, negli ultimi anni, del numero dei suicidi per motivi finanziari nelle campagne più arretrate (migliaia ogni anno) ha spinto la classe politica indiana ad adottare un provvedimento d'urgenza in tempi decisamente brevi.
Se il PIL nazionale lo scorso anno è cresciuto del 9.6%, il settore agricolo è cresciuto appena del 2.3% negli ultimi tre anni. Un ritmo troppo lento per un paese dove ancora i due terzi della popolazione vivono nelle zone rurali, dove trecento milioni di persone sono sotto la soglia ufficiale di povertà e dove in molte di quelle famiglie almeno un figlio muore di diarrea o di infezioni gastroenteriche entro il primo anno di vita.
Il Ministro delle Finanze indiano ha stimato che questi provvedimenti fiscali dovrebbero aumentare dell'8% il reddito disponibile delle famiglie più modeste.
Il Governo centrale sta lavorando anche per garantire un aumento considerevole degli stanziamenti finanziari per la spesa sociale: istruzione e sistema sanitario i settori di primo intervento.
Oggi parlare di India non vuol dire solo parlare della superpotenza economica e del leader mondiale del software informatico ma anche di un paese ancora vittima di una profonda arretratezza rurale e sociale che necessita di aiuto.