Ieri 17 febbraio 2008 il Kosovo si è dichiarato «Stato indipendente e sovrano». La proclamazione è stata fatta dal parlamento di Pristina. «Noi, capi del nostro popolo, democraticamente eletti, attraverso questa assemblea proclamiamo il Kosovo stato libero e indipendente», è stata la formula del Premier kosovaro Hashim Thaci, e l'assemblea ha risposto con un voto unanime, 109 voti favorevoli su 109. Durante la cerimonia è stata presentata anche la nuova bandiera del Kosovo. Una bandiera con la mappa del Kosovo in giallo su sfondo blu scuro e sei stelle che rappresentano le sei etnie che abitano in Kosovo: la serba, la turca, la rom, la bosniaca, la croata e la montenegrina.
Diverse le reazioni da tutto il mondo politico internazionale. La Serbia solo pochi minuti dopo la proclamazione dell'indipendenza da parte del Kosovo ribadisce la sua idea di sempre: la proclamazione dell'Indipendenza è un atto illegale, il neo stato del Kosovo è uno stato fasullo del quale non si riconoscerà mai l'indipendenza. La Russia che sostiene la Serbia ha subito convocato una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza per chiedere ai membri del Consiglio di invalidare ciò che è accaduto ieri in Kosovo, cioè la proclamazione delI'ndipendenza del Kosovo.
In questa linea sembrano essere anche Slovacchia, Spagna, Cipro, Grecia, Romania.
In un comunicato condiviso Belgio, Francia, Italia, Gran Bretagna, Croazia, Germania e Stati Uniti, esprimono che "Gli eventi di oggi ... rappresentano la conclusione di un processo che ha esaurito tutte le strade alla ricerca di un risultato negoziato". Questo comunicato è sostenuto anche dalla Slovenia, titolare della presidenza di turno dell'Ue.
La situazione è molto delicata! La popolazione serba è uscita in piazza protestando. Due bombe a mano sono state lanciate contro gli uffici internazionali a Mitrovica, la roccaforte serba nel nord del Kosovo. A Belgrado ne ha fatto le spese l'ambasciata americana con una fitta sassaiola da parte di un gruppo di scalmanati «patrioti».
Ieri il patriarca Artemije, capo della Chiesa ortodossa serba, ha dichiarato al quotidiano Glas Javnosti. «La Serbia dovrebbe comprare le armi più moderne dalla Russia e chiedere a Mosca di mandare volontari».
Attualmente la Nato, ha 17.000 soldati sul terreno, e assicura che resta impegnata per «adempiere alle sue responsabilità è garantire un ambiente sicuro in tutto il Kosovo, a meno che il Consiglio di sicurezza dell'Onu non decida altrimenti.
Lo scorso sabato l'Unione Europea ha inviato in Kosovo un contingente di circa 2.000 esperti internazionali da poliziotti e giudici e giuristi con un mandato estendibile di 24 mesi.