È stato firmato nella Repubblica Democratica del Congo, dopo dieci anni di guerra, un accordo di pace tra l'esercito, i ribelli dell'ex-generale Nkunda e le milizie Mayi-Mayi.
Oggi i gruppi armati esclusi dal trattato di pace di quattro anni fa, hanno l'occasione di partecipare alla ricostruzione di un Paese devastato da una lunga guerra civile, che ha causato 4 milioni di morti e 400.000 profughi.
Gli abitanti del Kivu (regione orientale del Paese, scenario degli scontri di questi anni), delusi dalle promesse puntualmente infrante, ripongono ora le loro speranze in questo cessate il fuoco che potrebbe costituire, se rispettato, un passo importante verso il raggiungimento di una pace reale. L'accordo prevede infatti il reintegro dei miliziani smobilitati nella società civile o nell'esercito e l'amnistia per i Mayi-Mayi e per i ribelli di Nkunda.
Non sono stati coinvolti nell'accordo gli Hutu delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda, da sempre contro il governo di Kinshasa ritenuto responsabile di sostenere e armare i ribelli.
È loro l'intervento che più si teme al momento, alla luce anche dell'avversità con Nkunda che si autoproclama difensore dei diritti dei Tutsi congolesi, notoriamente avversi agli Hutu.