Continua senza sosta il flusso di migliaia di palestinesi che dalla striscia di Gaza entra in Egitto attraverso la grande breccia aperta ieri nella barriera d'acciaio di Rafah, che chiudeva il confine, da un gruppo di miliziani forse vicini ad Hamas.
Inutili i tentativi iniziali della polizia egiziana di cercare di contenere la folla. Oltre trecentomila palestinesi, chiusi nella striscia di Gaza dal giugno scorso (quando cioé Hamas compì un colpo di mano militare contro le forze di Abu Mazen) sono sciamati nel Sinai egiziano, una marea di disperati che, a piedi, in macchina o a dorso di mulo, hanno sfondato il confine non con intenti rivoluzionari, ma solo per andare a cercare cibo e medicinali per i loro figli.
In Israele regna forte preoccupazione perché i capi delle milizie palestinesi sono adesso completamente liberi dei propri spostamenti e perché è molto cresciuto il rischio contrabbando di armi e munizioni dal Sinai verso Gaza. Il presidente egiziano Mubarak ha rassicurato il governo di Tel Aviv, precisando che "ho dato ordine di farli passare solo per la grande tragedia umanitaria di queste persone, ma ho dato ordine anche di controllare che non venissero portate via armi". Gli agenti palestinesi, invece, si limitano a saltuari controlli tra coloro che rientrano per verificare che non trasportino insieme ai prodotti acquistati sul mercato egiziano di Rafah, quelle che vengono classificate come «merci proibite».
Mentre il confine fra Gaza ed Egitto viene cancellato in queste ore da ruspe palestinesi, i valichi fra Gaza ed Israele restano chiusi anche oggi, con la eccezione di forniture di carattere umanitario.