E' davvero molto recente l'idea che nell’ambito della strategia per lo sviluppo, i diritti umani possano (e debbano) giocare un ruolo importante sia in termini di indicatori che di risultati attesi.
Volendo attribuire una data a questa svolta significativa nell’approccio alla progettazione, si deve pensare al 2000, anno in cui Amartya Sen pubblica il libro “Lo sviluppo è libertà” che è una sorta di manifesto del ruolo che i diritti umani possono giocare per lo sviluppo, e in cui esce il rapporto di UNDP (United Nations Development Programme) dedicato ai diritti umani.
Da allora le organizzazioni governative e non governative internazionali hanno iniziato a mostrare una certa sensibilità in questa direzione e a pensare quindi alla cooperazione e alla progettazione allo sviluppo attraverso un approccio basato sui diritti umani.
Da tempo il VIS, attraverso il suo Ufficio Diritti Umani guidato dalla dottoressa Carola Carazzone, autrice del testo “La globalizzazione dal volto umano” e docente del corso Diritti Umani e Cooperazione Internazionale, si fa appassionato promotore di questo approccio.E' del 2006 il primo paper congiunto, coordinato dall'Alto Commissariato dei Diritti Umani, della maggior parte delle organizzazioni internazionali sulla programmazione – congiunta - basata sui diritti umani.
Si tratta di un approccio flessibile, in pratica di una forma mentis, che viene trattato in modo approfondito nell’ambito del corso online Diritti Umani e Cooperazione allo Sviluppo del VIS; tale approccio vede la promozione e la protezione dei diritti umani come integrate e trasversali in qualunque tipo di progetto di sviluppo umano, che non sia solo quello ovvio e scontato del campo giuridico.
Si tratta di un quadro teorico di lavoro per la progettazione che è basato normativamente sugli standard internazionali dei diritti umani – e quindi standard oggettivi, e non sui bisogni - che possono essere soggettivi; infatti lo stesso criterio di selezione delle azioni di sviluppo è sicuramente più oggettivo. A livello operativo, non mira a promuovere e proteggere i diritti umani in generale ma uno o più diritti umani specificamente rilevanti.
La caratteristica fondamentale dell’approccio è l’individuazione di una struttura complessa ma chiara di titolarità di diritti e di doveri, e una corrispondente responsabilità comune differenziata, cioè a dire che a un diritto corrispondono reti di titolarità di doveri: il diritto è concettualmente al centro e attorno ad esso si sviluppa una rete di stakeholders cui spetta di promuovere e proteggere quel diritto specifico.
Un approccio di questo tipo mira a rafforzare le capacità, cioè l'ampliamento delle capacità dei titolari dei diritti di rivendicarli e le capacità dei titolari dei doveri di adempiere ai loro obblighi.
Il corso online si fa portatore quindi di un notevole cambio di prospettiva alla cui base si scopre un concetto “rivoluzionario” ovvero che il processo attraverso il quale si ottengono i risultati nella progettazione allo sviluppo è importante tanto quanto i risultati stessi.
Da tre principi scaturisce l’approccio basato sui diritti umani e cioè quello di non discriminazione, quello di responsabilità comune differenziata – principi esclusivi di questo approccio - e quello di partecipazione, che invece non è esclusivo di questo approccio ma che si connota in modo specifico attiva, libera e significativa, diventando – perlomeno nelle intenzioni - quindi partecipazione al processo decisionale.
Che cosa significa mettere in pratica nella progettazione questo approccio?
Rivisitare qualsiasi modulo dell'Unione Europea o di qualunque altro ente finanziatore nella prospettiva di questo approccio, ovvero studiare analisi e giustificazioni attraverso l’identificazione dei bisogni percepiti e dei limiti del contesto, analizzare il gruppo target e le ragioni per la sua selezione e per la selezione delle attività proposte per migliorare la vita del gruppo target.
Un approccio di questo tipo aggiunge dati ulteriori, dati che qualche tempo fa non venivano molto considerati, riguardanti per esempio le leggi e la loro applicazione, le istituzioni, le politiche e, in ultimo, si tiene in seria considerazione la voce delle ong, che dà forma a quelli che si definiscono Rapporti alternativi, in ciò rivalutando il ruolo stesso delle ong nella progettazione basata sui diritti umani.
Rivoluzionario, mainstreaming, complesso: così si può definire l’approccio innovativo alla progettazione basato sui diritti umani dal quale però oggi non è più possibile prescindere se si vuole lavorare in modo serio e rigoroso nella cooperazione allo sviluppo.
Se vuoi saperne di più, iscriviti al corso online “Diritti Umani e Cooperazione allo Sviluppo”.
Consulta la sezione VISonline, scarica il modulo di iscrizione e invialo insieme al CV alla Segreteria Didattica del Centro corsionline@volint.it
Per ulteriori informazioni, 06 /51629312.