Si inaspriscono gli attacchi alla democrazia in Pakistan, da quando Benazir Bhutto, leader del Partito del popolo pakistano (Ppp), è tornata dall’esilio a Dubai lo scorso 18 ottobre, ritorno di un filo di speranza per le folle, spezzato da un attentato kamikaze che ha causato più di 140 morti fra la gente che l’aveva accolta festante.
Il Presidente Pervez Musharraf ha proclamato lo stato d'emergenza e cerca di vietare qualsiasi manifestazione organizzata dall’opposizione.
È per questo che ha costretto agli arresti domiciliari la Bhutto, inviando circa duecento uomini delle forze di sicurezza fuori alla sua abitazione di Islamabad. La leader ha provato a uscire più volte, ma i poliziotti glielo hanno impedito, circondando la casa con del filo spinato.
Un funzionario del governo precisa dalla sua che la misura “è temporanea, per tenere lontana la Bhutto dal meeting del suo partito. Benhazir Bhutto è libera di andare ovunque, ma se prova ad andare alla manifestazione sarà fermata. Abbiamo provato in tutti i modi a dissuaderla dal partecipare al comizio anche perchè abbiamo avuto segnalazioni precise circa attentati suicidi. L'unico modo per far rispettare le disposizioni sono gli arresti domiciliari, per proteggere la sua incolumità".
Detenzione illegale di un’esponente dell’opposizione, ostacolo alla libertà di pensiero, espressione e manifestazione. Queste sono le azioni da mettere agli arresti domiciliari, per preservare l’incolumità di tutte quelle persone che subiscono quotidianamente l’umiliazione di scelte antidemocratiche.