La tregua raggiunta un mese fa nella guerra civile che sta martoriando il Kivu, la regione est della Repubblica Democratica del Congo, è nuovamente sommersa dagli spari tra l’esercito congolese e i 5.000 uomini del generale dissidente Laurent Nkunda. La situazione è molto grave: il governo ha infatti annunciato di non voler trattare più con i dissidenti, almeno che questi non cessino gli attacchi entro il 15 ottobre.
Dall’inizio dell’anno almeno mezzo milione di persone si è messo in fuga dalle zone di guerra. Le atrocità - violenze, esecuzioni, distruzioni di case e villaggi - continuano a oltranza, il quadro peggiora di giorno in giorno e diventa sempre più difficile per le organizzazioni internazionali raggiungere e assistere i civili, a causa dei problemi di sicurezza.
I Salesiani del Centro Giovani Don Bosco di Goma stanno accogliendo i profughi, curando i feriti, assistendo le famiglie. Ci scrivono di bambini drogati che girano per i villaggi armati di fucili, bambini in divisa scolastica che sparano ai militari.
I morti nei combattimenti aumentano vertiginosamente. I civili scappano dalle loro case per fuggire in un altrodove non potendo rifugiarsi in un altroquando.
La guerra procede, senza inibizione alcuna. Mentre la nostra è tanta, nel constatare che l’unica notizia ufficiale, riportata in merito dai media italiani, riguardi la strage di gorilla perpetrata dai miliziani congolesi.