Il 13 settembre scorso, dopo più di vent’anni di negoziati e dibattiti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione sui diritti delle popolazioni indigene.
La Dichiarazione, dal momento della sua approvazione, si è trasformata in punto di riferimento per giudicare le azioni dei governi verso le popolazioni indigene. Nonostante si tratti di un documento non vincolante, la Dichiarazione riconosce ai popoli nativi “il diritto d’essere autonomi e di amministrarsi da soli, di non subire assimilazioni forzate o distruzioni delle loro culture”. Inoltre, devono “poter controllare i propri sistemi scolastici e scuole, avere i propri media nella propria lingua e il diritto alla farmacopea tradizionale”.
Il punto più discusso, e che ha significato il voto contrario degli Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, parla del riconoscimento dei diritti all’autodeterminazione, alla proprietà della terra e delle risorse e al diritto di esprimere Consenso Preventivo ed Informato (interpretato come diritto di veto) nelle questioni che coinvolgono i territori indigeni.
La Dichiarazione, che mira a proteggere i diritti di circa 370 milioni di persone, è stata approvata con 143 voti a favore, 4 contrari (prima elencati) e 11 astenuti. Le associazioni per la difesa dei diritti delle popolazioni indigene e le popolazioni indigene stesse celebrano, ma non dimentichiamo che: in Ecuador le politiche sviluppate dalla Texaco hanno portato alla completa estinzione di tre etnie indigene; che in Argentina i Mapuches sono stati cacciati dal loro territorio dalla Benetton e che in Brasile molti popoli indiani dell’amazzonica combattono per la loro sopravivenza.
Il VIS, alla domanda su come assicurare lo sviluppo delle popolazioni indigene, ha risposto già da tempo.
A Macas, nell’Oriente ecuadoriano, Il VIS ha avviato una scuola di formazione alla biodiversità, con annesso laboratorio per lo studio e la ricerca biologica. Il principale scopo della scuola è quello di permettere di studiare le risorse naturali alla ricerca di piante da utilizzare a scopo commerciale nel rispetto dell'ambiente, oppure permettere agli studenti di tornare nelle proprie comunità e formarle ai sistemi di coltivazione conservativi e non dannosi per l’ambiente.
Inoltre, in Brasile il Vis con la comunità salesiana si stanno impegnando per progettare un intervento sulla biodiversità con gli Indios della amazzonia brasiliana. Già d anni collabora con i salesiani locali sullo sviluppo di interventi formativi e strutturali in alcune delle comunità degli indios Yanomami.
Virginia Laura Labal e Mimma Bombara