Mentre a Parigi si svolge la conferenza “Liberiamo i bambini della guerra", a pochi giorni dal quindicesimo anniversario della firma del Protocollo ONU sui bambini soldato, il ministro britannico della Difesa Adam Ingram ammette che 15 soldati britannici minori di 18 anni sono stati mandati a combattere in Iraq, contravvenendo al Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Infanzia, entrato in vigore il 12 febbraio 2002 contro l'impiego dei minori nei conflitti armati.
Nel documento presentato dal ministro al parlamento inglese, si dichiara che la maggior parte dei giovani soldati aveva compiuto da una settimana 18 anni, mentre i minorenni erano stati richiamati in patria pochi giorni dopo il loro arrivo in Iraq. Dei 15 giovani meno di cinque erano donne e nessuna aveva meno di 17 anni. Il ministro garantisce che dal luglio 2005 nessun minorenne è stato più chiamato alle armi.
In Gran Bretagna i ragazzi possono accedere al servizio militare già dai 16 anni, previo consenso dei genitori, ma nel 2003 il parlamento inglese ha ratificato il Protocollo ONU sui bambini soldato, che proibisce il reclutamento obbligatorio e la partecipazione diretta agli eventi bellici dei minori di 18 anni.
Attualmente sono più di 300.000 i minorenni impiegati nei tanti conflitti in corso.
Il VIS sostiene in tutto il mondo programmi di recupero per i bambini soldato che si articolano in diverse fasi: accoglienza nelle strutture salesiane presenti in loco, assistenza sanitaria e psicologica, corsi di alfabetizzazione e formazione professionale. Attraverso il cammino intrapreso, i giovani riescono a rimarginare le ferite della loro infanzia lacerata e a reinserirsi nella società con il pugno stretto attorno al futuro, non più attorno ad una misera arma.
Anna Masucci