AMAZZONIA (23 gennaio) - Il futuro ecologico della terra dipende in buona parte da come sarà conservata l'Amazzonia, custode dell’equilibrio sistema-vita. Infatti, se venisse completamente deforestata rilascerebbe nell'atmosfera circa 50 mila milioni di tonnellate di carbonio l'anno, quantità che risulterebbe letale per gli esseri viventi.
L'Amazzonia è il principale scrigno di boschi umidi, riserve di acqua dolce e della più ricca biodiversità del pianeta. Fino al 1968 la foresta era quasi intatta, ma da allora, con l’introduzione dei grandi progetti industriali e idroelettrici, con le coltivazioni estensive di soia e i pascoli per il bestiame sono stati deforestati 800 mila chilometri quadrati: il 16% dei 3,5 milioni di chilometri quadrati del territorio amazzonico brasiliano.
Per fronteggiare l’emergenza, il Presidente Brasiliano Lula ha avviato una nuova politica: con il “Piano d'azione per la prevenzione e il controllo della deforestazione amazzonica” nel periodo 2004-2005 il tasso di disboscamento si è ridotto del 31%, e si stima un risultato superiore per il 2006. Con la “Legge di gestione dei boschi pubblici” sono state stabilite forme per la produzione sostenibile sotto una severa vigilanza da parte degli organismi ambientali. Ora sono controllati quasi 1,4 milioni di ettari di foreste naturali, ma il traguardo consiste nell'arrivare, in dieci anni, a 50 milioni di ettari protetti.
Con il programma d’azione intrapreso il presidente brasiliano ribalta la linea decisionale che i governi precedenti hanno perseguito fino ad oggi, assecondando e incoraggiando i colonizzatori selvaggi dell’Amazzonia. Lula promuove un’inversione di rotta, dove l’unica destinazione è la conscientizzazione degli animi e dei poteri sull’importanza strategica della Foresta Amazzonica, non solo per il Brasile ma per il mondo intero.