Continuano senza sosta ormai da dieci giorni i violenti combattimenti in Somalia tra le milizie delle Corti islamiche e le truppe governative, appoggiate dall’esercito etiopico.
Le milizie islamiche hanno annunciato oggi la ritirata dalla capitale somala dopo l’entrata senza colpo ferire delle truppe governative ed etiopiche e la pressa di controllo dei principali edifici governativi.
La diplomazia, intanto, cerca senza riuscirci la tregua che ogni giorno sembra più lantana. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, riunito d’emergenza martedì, non riesce a trovare un accordo su un progetto di dichiarazione che chiede il ritiro immediato di tutte le forze straniere e il cessate-il-fuoco in Somalia. Diverse delegazioni, tra cui gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, sono contrarie al ritiro delle truppe etiopiche in tanto intervenute su richiesta del governo di transizione somalo.
Prima del ritiro delle forze straniere, sostengono, una rapida ripresa dei negoziati tra le parti e un accordo politico sono essenziali per ottenere la stabilità nel paese. Anche l’Unione Africana, organismo che raggruppa i Paesi regionali, appare divisa. Inoltre, a causa degli scontri e il degenerare della situazione, il Programma alimentare mondiale (PAM), un’agenzia delle Nazioni Unite, ha deciso di sospendere le proprie attività e ritirare il suo staff dal Paese.
Il VIS, presente da anni in questi territori con numerose attività e progetti legate all’infanzia e ma anche con volontari in loco, non è indifferente alla crisi somala e augura una pronta e pacifica risoluzione del conflitto.
Virginia Labal