In occasione del terzo forum per la cooperazione Cina-Africa, 48 Paesi Africani si sono riuniti nella capitale cinese desiderosi di raccogliere gli ingenti aiuti economici del nuovo colosso economico emergente.
Entro il 2009 il governo cinese raddoppierà gli aiuti al Continente nero, mettendo a disposizione 3 miliardi di dollari in crediti agevolati e 2 miliardi in crediti export – ha annunciato il presidente Hu Jintao.
“… Penso che l’intera Africa guardi alla grande trasformazione della Cina – ha detto Ellen Johnson-Sirleaf, presidente della Liberia, al suo arrivo a Pechino – e vediamo la crescente cooperazione come nuove modalità per darci un reciproco sostegno”.
Se è vero che l’Africa ha assolutamente bisogno di “alleati” commerciali e “sostenitori” è altrettanto vero che tali aiuti non possono non avvenire nel rispetto dei Diritti Umani. La Cina ripete di non voler ‘interferire’ negli affari interni di altri Stati, considerandosi una responsabile potenza mondiale. Ma se è davvero così, a cosa si deve il perdurare dei rapporti economici tra Cina e Sudan nonostante le cruente uccisioni di massa nel Darfur? Circa il 40% degli impianti produttivi in Sudan è controllato da ditte cinesi e Pechino ha più volte impedito di adottare sanzioni contro questo governo. Solo recentemente la Cina ha iniziato a fare pressione sul Sudan affinchè accettasse la presenza di pace dell’ONU.
“…… Il commercio di Pechino con l’Africa è triplicato in pochi anni, giungendo a oltre 40 miliardi di dollari Usa nel 2005…..”. Queste modalità di “supporto finanziario” da parte della Cina hanno incluso anche la cancellazione di molti dei debiti per prestiti gravanti su alcuni paesi africani. E se è pur vero che questi prestiti non hanno fatto aumentare l’indebitamento dell’Africa è altrettanto vero che questi soldi vanno spesso ad alimentare le economie di paesi fortemente corrotti quali l’Angola, osserva il presidente della World Bank Paul Wolfowitz.
I problemi di natura etica sorgono dal fatto che Pechino “non rispetta” i principi internazionali secondo i quali è necessario fornire garanzie che i prestiti agli Stati africani siano utilizzati per progetti sociali e di sviluppo e non per sostenere, come accaduto in passato, dittatori e governanti corrotti.
Gli equilibri economici mondiali stanno subendo una forte deviazione di rotta e se non vogliamo subirne drasticamente gli effetti dobbiamo iniziare ad aprire gli occhi.
Non possiamo aver percorso tutta questa strada dimenticandoci che lo sviluppo economico di un paese non può che passare attraverso la tutela e la salvaguardia dei diritti civili, politici, sociali e culturali di tutti quegli individui che sono la voce di quel paese. Non dobbiamo dimenticarlo e non possiamo permettere che altri lo facciano.
Debora Sanguinato