Il 10 Dicembre 1948, pochi anni dopo gli orrori dei conflitti mondiali che avevano messo il mondo intero in ginocchio, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la Dichiarazione Universale dei Dritti Umani. L’obiettivo: proteggere e garantire la sicurezza internazionale mondiale.
17 Ottobre 2006 il Presidente Americano George W.Bush firma il “Military Commissions Act” in base al quale il presidente degli Stati Uniti d’America ha facoltà di imprigionare chiunque egli dovesse ritenere un “combattente nemico illegale”. L’obiettivo: la sicurezza internazionale.
A distanza di quasi 60 anni dall’approvazione del testo “principe” per la protezione e la promozione dei diritti umani, l’intera umanità sembra tornare nuovamente nell’era del bronzo...
Come è stato possibile compromettere tutto questo? Come abbiamo potuto permettere che i nostri diritti non venissero tutelati?
Questa legge, “fortemente democratica” e in piena linea con la politica del Presidente Bush, individua una nuova tipologia di reato: essere un “combattente nemico illegale”. Mi chiedo ma chi è il “combattente nemico illegale”? Quali dovrebbero essere i requisiti previsti affinché si configuri questa tipologia di reato? Quali dovrebbero essere gli elementi di giudizio per un eventuale Tribunale ad hoc costituito?
Ci troviamo davanti ad una legge altamente discriminatoria e inumana che prevede l’arresto di cittadini non statunitensi anche senza capi d’accusa, con imprigionamenti a tempo indeterminato e senza beneficiare del diritto dell’habeas corpu o meglio il diritto di contestare i motivi che hanno portato alla detenzione innanzi ad un tribunale all’uopo costituito; che contempla la possibilità di non rendere pubbliche le prove o gli atti di accusa a carico dell’imputato. Una legge nella quale il detenuto non può godere delle protezioni legali ritenute come fondamentali nei “paesi civili” né può essere informato delle prove a suo carico: sono ammissibili persino prove ottenute con metodi equivalenti alla tortura. Le tecniche di interrogatorio saranno decise dal Presidente Bush e non saranno rese pubbliche, così come sarà quasi del tutto eliminata la possibilità di ricorrere in appello: saranno respinti i ricorsi presentati sulla base del dettato della Convenzione di Ginevra.
Tutto questo lo riteniamo inaccettabile, ci indigna come uomini e come cittadini. Non possiamo permettere che gli sforzi sostenuti nella lunga strada per la tutela dei diritti umani si perda sotto la minaccia di un nemico invisibile. Non possiamo consentire ai nostri simili di imprigionare la nostra mente, di privarci del nostro diritto ad essere uomini liberi e cittadini istituzionalmente tutelati.
Così mi chiedo: dove sono oggi quelle Istituzioni Internazionali che 60anni fa avevano promesso di proteggerci?
Debora Sanguinato