15 settembre 2014 - Roberto Saviano, Alex Zanotelli, Mario Martone, Toni Servillo, Alice Rorhwacher, Stefano Benni e Ascanio Celestini. Tutti uniti per dire no agli F-35. Un no netto, che non ammette deroghe.
Tra pochi giorni verranno discusse in Parlamento le mozioni relative alla cancellazione o al ridimensionamento del programma. Dopo infiniti rinvii sembra finalmente arrivata l'ora decisiva. E proprio in vista di questa scadenza il mondo della cultura, che già in passato si era più volte espresso a tal riguardo, invita nuovamente i deputati a un atto di coraggio, indispensabile per ragioni etiche, ma reso ancora più urgente dalla drammatica situazione della crisi.
«Spendere 14 miliardi di euro», scrivono i firmatari, «per produrre e comprare (e oltre 50 miliardi per l'intera vita del programma) un aereo con funzioni d'attacco e capace di trasportare ordigni nucleari, mentre non si trovano risorse per il lavoro, la scuola, la salute è una scelta incomprensibile che il Governo italiano deve rivedere».
Per anni il dibattito sugli F-35 è stato un argomento tabù. Recentemente, soprattutto grazie alle tante mobilitazioni messe in atto dalla società civile e dalle realtà disarmiste, una parte consistente del mondo politico ha scelto di impegnarsi in un dibattito serio e anche in Parlamento il fronte del no pare aver guadagnato numerosi consensi.
Tuttavia l'esito delle votazioni non è affatto scontato. Varie le mozioni che verranno prese in esame. Il fronte più radicale è quello sostenuto da Sel, che chiede l'uscita immediata dell'Italia dal programma F- 35. Primo firmatario della mozione Giulio Marcon, uno dei fondatori della campagna “Sbilanciamoci”.
Su una linea sostanzialmente analoga il Movimento 5 Stelle. Diversa invece la posizione del Pd, che, attraverso la mozione sottoscritta da Gian Piero Scanu (capogruppo in Commissione Difesa della Camera) e da altri 19 parlamentari, punta al dimezzamento del programma, azione che dovrebbe essere inserita in un più ampio progetto di revisione dello strumento militare. Questa la soluzione che, al momento, pare avere più probabilità di successo.
«Le ragioni per dire no agli F-35 sono tantissime», commenta Francesco Vignarca, coordinatore Rete Italiana Disarmo, «e non sono tutte disarmiste o pacifiste, ma sono ragioni di buon senso. Speriamo che il parlamento riconosca la validità di queste ragioni e accolga le richieste della campagna “Taglia le ali alle armi”».
Quanto alla mozione Pd, Vignarca ribadisce che «dal nostro punto di vista un dimezzamento resta insufficiente. Riconosciamo però a quel testo il merito di aver finalmente sollevato l'attenzione su alcuni temi cruciali. Quelli etici, ma anche quelli tecnici». Impossibile infatti dimenticare gli imbarazzanti difetti di funzionamento degl F-35 e gli incidenti (anche gravi) segnalati dallo stesso Pentagono.
fonte: famigliacristiana.it articolo di Lorenzo Montanaro