"No" alle classi separate per gli stranieri

Passa alla camera la mozione della Lega: "Sì alle classi differenziate per stranieri". Contro i 246 no ed un astenuto, 265 parlamentari rappresentanti della società italiana votano sì all'istituzione di classe riservate a soli alunni stranieri nella scuole dell'obbligo.

Nuova forma di razzismo o solo una scelta poco acuta? Di certo l'aumento progressivo del numero di stranieri è un dato rilevante e chiama in causa le scuole italiane e in particolare la loro capacità di accoglienza ed integrazione. In Europa diversi i modelli di integrazione ma tutti mostrano quanto sia complesso l'obiettivo dell'integrazione. La realtà attuale mostra come non esista una sola risposta alla domanda: "Qual è il modo migliore per garantire l'integrazione?"

Dal 2004 l'ufficio per l'integrazione degli alunni stranieri (presso Ministero Pubblica Istruzione) in collaborazione con un gruppo di lavoro composto da rappresentanti delle scuole, Centri interculturali, referenti degli uffici scolastici regionali ha condotto indagini sul rendimento degli stranieri ed i risultati sono stati oggetto di riflessioni ed approfondimenti: "la presenza degli stranieri può costituire uno stimolo e una risorsa nella progettazione dei percorsi formativi delle nuove generazioni. L'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola e l'educazione interculturale come suo orizzonte culturale".

Non è la creazione di nuovi ghetti o forme esclusive a cui devono mirare le istituzioni scolastiche. I loro obiettivi sono ben altri: reali esperienze di apprendimento ed inclusione sociale con la collaborazione dei soggetti educativi presenti sul territorio, famiglie, enti locali, università, associazioni. Privilegiare progetti didattici e strumenti di lavoro che mirano ad incontri aperti ad altre culture e modelli di vita. Non la segregazione ma una integrazione ragionata e supportata da strumenti didattici e nuove strategie educative.