Nel mondo, con le nostre mani per attingere all'esperienza di Don Bosco

4 febbraio 2014 - La Strenna è l’annuale messaggio che tutti i salesiani ricevono dal Rettor Maggiore, Don Pascual Chàvez, che rappresenta la figura di Don Bosco nel mondo. Era stato lo stesso Don Bosco, infatti, a dare alla fine di ogni anno una strenna a tutti i suoi giovani, con delle linee-guida che diventavano punto di riferimento per ciascun. Don Guido Errico, Salesiano di Don Bosco e Vice Presidente del VIS, ci guida nella lettura e nella scoperta della Strenna 2014.

Carissimi Amici,
si è appena conclusa la festa di San Giovanni Bosco, lo scorso 31 gennaio, carica delle emozioni suscitate dal passaggio della sua urna per le Ispettorie Salesiane d’Italia e gravida di attese per la celebrazione del bicentenario della sua nascita (16 agosto 2015).
Anche in questo anno 2014, come in tutta la tradizione salesiana, saremo guidati dal messaggio della Strenna che il Rettor Maggiore consegna alla Famiglia Salesiana mondiale. Quella attuale ci è data come testamento spirituale di don Pascual Chavez che termina il suo servizio come nostro Rettor Maggiore. Egli ci ha accompagnato, per dodici anni, nell’approfondimento delle sfide attuali a cui siamo invitati a rispondere, pena lo scollamento dai giovani che siamo chiamati a servire.

Così recita la Strenna: Attingiamo all’esperienza spirituale di Don Bosco, per camminare nella santità secondo la nostra specifica vocazione.
Dopo aver conosciuto la sua figura storica e aver rilevato i suoi tratti come educatore, intendiamo andare alla sorgente del suo carisma, attingendo alla sua spiritualità.

“Conoscere la vita di Don Bosco e la sua pedagogia non significa ancora comprendere il segreto più profondo e la ragione ultima della sua sorprendente attualità. La conoscenza degli aspetti della vita di Don Bosco, delle sue attività e anche del suo metodo educativo non basta. Alla base di tutto, quale sorgente della fecondità della sua azione e della sua attualità, c’è qualcosa che spesso sfugge anche a noi, suoi figli e figlie: la profonda vita interiore, ciò che si potrebbe chiamare la sua “familiarità” con Dio.”

In questo orizzonte, il VIS si sente provocato nell’approfondire due aspetti tipici del suo servizio.1. Un vero inserimento

Don Bosco, con grande sensibilità, ha saputo inserirsi realisticamente nella società, dando testimonianza di fede, esortando continuamente, intervenendo in modo diretto, anche là dove pareva compromettere agli occhi di alcuni la dignità sacerdotale.
Ha vissuto i valori forti della sua vocazione ma ha anche saputo tradurli in fatti sociali, in gesti concreti, senza ripiegamento nello spirituale, nell’ecclesiale, nel liturgico, inteso come spazio esente dai problemi del mondo e della vita.
Ogni volontario, ogni missionario è chiamato a non fuggire in avanti, ma neppure a rimanere attardato. Fortemente immerso nel quotidiano non si lascia schiacciare da una visione priva di orizzonti, dal rifiuto del confronto aperto con una realtà più ampia e diversificata. Accetta il sacrificio esigente e rinuncia al successo immediato.

2. Vedere l’invisibile
Il VIS è nato per sostenere l’opera missionaria dei Salesiani nel mondo. Essi hanno dato vita a strutture, a servizi, così tanto apprezzati anche in contesti non cattolici. Noi scegliamo di leggere la missione dei Figli di Don Bosco nei contesti in cui operano non solo per i servizi sociali, o la rapidità e incisività degli interventi. Noi crediamo che la comunità salesiana, anima di un progetto, è mossa da carità e da ispirazione evangelica. Che grande cosa partecipare al valore religioso delle opere salesiane, mentre le aiutiamo e le serviamo.
In questa maturazione delle nostre motivazioni, lasciamoci tutti ispirare dall'esperienza religiosa della Congregazione nel mondo, così ben delineata nella Strenna di questo anno.

Don Guido Errico

SDB e Vice Presidente del VIS