14 giugno 2014 - Manca poco e l’Italia giocherà la sua prima partita del mondiale di calcio 2014 a Manaus, capitale dello Stato di Amazonas, e a essere sinceri darei qualsiasi cosa per essere lì anch’io, non tanto per guardare l’Italia, che posso tranquillamente vedere in televisione seduta sul divano di casa mia, maper tornare in una bellissima città dove è nata Josivanda la mia terza figlia durante quell’intenso periodo di volontariato internazionale che ho vissuto lì con Francesco, mio marito, e Gabriele e Chiara, i miei due figli che hanno conosciuto il Brasile quando ancora erano molto piccoli.
I Salesiani di don Bosco ci hanno accolto in Amazzonia nell’ormai lontano ottobre del 2003 e sono stati la nostra famiglia per tanti anni. Con loro siamo cresciuti come volontari internazionali della Ong Vis, come salesiani cooperatori, come genitori, come educatori di tanti giovani. Con loro abbiamo condiviso tanti momenti felici e tanti momenti difficili, ma senza dubbio tutti momenti che fanno parte del nostro vissuto anche ora che siamo rientrati in Italia.
In questi giorni su tante reti e su molti giornali si sprecano le parole per far conoscere Manaus agli italiani: le curiosità, i cibi migliori, i posti da visitare, i rimedi per affrontare il grande caldo e le temibili zanzare… ma pochissimi raccontano l’altra Manaus, la Manaus di chi quotidianamente lavora per aiutare i più poveri, i più bisognosi… Oh sì certo, Manaus è davvero una bellissima città da visitare, da vivere con i suoi odori e colori particolari, ma Manaus, purtroppo, racchiude in sé una caratteristica di questo grande Brasile: il divario fra ricchi e poveri così evidente e chiaro anche solo a chi passeggia per la strada. I ricchi davvero ricchi e i poveri davvero poveri, sembra quasi che manchi la così detta “classe media”.
Ed è proprio di questi poveri, in particolar modo dei bambini e giovani poveri, che si occupano ogni giorno i Salesiani a Manaus: sono tante le loro opere in questa grande capitale, fra cui il bellissimo progetto sociale che si chiama “Pró-menor Dom Bosco”, avviato 33 anni fa nel quartiere “Alvorada I”, nella zona ovest di Manaus. Il Pró-menor Dom Bosco è una casa salesiana che si occupa della formazione umana e cristiana di adolescenti e giovani che si trovano in situazioni di rischio personale e sociale, attraverso la formazione professionale e i progetti sociali. Per sette giorni alla settimana riceve centinaia di ragazzi impegnandoli in attività educativo-formativenon solo per toglierli dalla strada, ma per dare loro un segno di speranza e di riscatto in quella che per loro è davvero una vita difficile, garantendo quindi un’opportunità di sognare una vita migliore e in molti casi di raggiungere una vita migliore.
Moltissime sono le famiglie che desiderano inserire i propri figli in questa casa salesiana perché oltre che offrire una preparazione in ambito lavorativo (ad esempio con i corsi professionali in segretaria d’azienda, assistente di banca, informatica, elettricità, meccanica per moto), dà la possibilità di una crescita umana e cristiana.
Il lavoro pastorale è davvero molto e realizzato nello spirito di don Bosco: attività sportive, culturali e ludiche realizzate per creare un solido ambiente familiare che riesca a trasmettere valori importanti come amore, onestà e giustizia in un contesto sociale in cui spesso non si trovano così facilmente.
Spesso predominano la violenza domestica, la droga, la disoccupazione e soprattutto una carenza affettiva che impedisce a bambini e ragazzi di crescere in un ambiente sereno. Proprio per questo motivo una delle attività principali è quella di coinvolgere direttamente le famiglie dei giovani alunni del Pró-menorDom Bosco in quanto il lavoro educativo ottiene dei risultati solo là dove scuola e famiglia cooperano insieme per il benessere dei giovani.
Spero davvero che la nostra attenzione verso il Brasile in queste settimane non si fermi solamente alla conoscenza calcistica o turistica di questo bel Paese, ma che ci porti a guardare con occhi più attenti e profondi una realtà difficile che cerca quotidianamente non solo di sopravvivere ma di vivere con dignità.
Emma Colombatti
già volontaria a Manaus per il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), oggi è consigliera della Ong italiana.
Questo articolo è stato scritto per lo speciale di Famiglia Cristiana "L'altro mondiale"