Meriam, la lunga storia per il diritto alla libertà di culto

26 giugno 2014 - Prosegue l’accanimento della polizia nei confronti di Meriam, la giovane donna e mamma cristiana sudanese, arrestata a maggio per il reato di apostasia e adulterio, che la vedeva condannata a  morte per impiccagione e a 100 frustate. Liberata due giorni fa, arrestata nuovamente qualche ora dopo, è ora in luogo sicuro in attesa dei documentio per lasciare il Sudan.

Era solo del 23 maggio la notizia che annunciava la scarcerazione della giovane donna, per Meriam 24 ore di libertà e un’altra volta nel calvario con il pretesto del controllo dei documenti per la verifica della loro autenticità. La Corte d’appello solo poche ore fa aveva annullato la sentenza che la riguardava. Secondo la Corte il reato di Meriam non sussisteva in quanto la costituzione Sudanese afferma il diritto di libertà religiosa e quindi la giovane madre non poteva essere accusata ne di apostasia ne di adulterio per aver sposato un uomo cristiano.

Meriam è finita però di nuovo in carcere,  arrestata dai servizi segretoi sudanesi mentre era all’aeroporto di Kharotum insieme al suo legale e alla sua famiglia. Meriam e suo marito Daniel Wanisono stati trasportati in una cella di sicurezza insieme ai figli, la piccola Maya nata in prigione e il piccolo Martin di 20 mesi che ha vissuto con la madre tutti i giorni della sua carcerazione.

La notizia del suo arresto ci è giunta ieri da Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, che è in contatto con il suo legale. L’ambasciata sudanese in Italia afferma però che Meriam sarà rilasciata a breve. Di pochi minuti fa invece è la notizia, che sta velocemnte rimbalzando nel web #Meriam, del suo rilascio. A garantire che ora è in un luogo sicuro è la presidente dell’associazione Italians for Darfur, Antonella Napoli e il Dipartimento di Stato americano, dove Meriam è diretta con la sua famiglia.

La donna, hanno fatto sapere i legali, è stata interrogata riguardo l’autenticità dei sui documenti di viaggio. L’accusa era di falsificazione dei documenti ufficiali. Miriam è stata appena rilasciata e trasferita in un luogo sicuro, la sua tranquillità però non sarà tale fino a che non avrà lasciato il paese. La sua aspirazione ora è di lasciare il Sudan insieme alla famiglia per vedere rispettato il suo diritto alla libertà di culto, un diritto che non deve essere solamente un enunciato nella  Costituzione ma  effettivamente una garanzia di convivenza pacifica tra le persone. Siamo con Meriam!

 

Beatrice Gelsi

Scuola di giornalismo internazionale Fondazione Lelio Lisli Basso

In tirocinio presso l’ufficio comunicazione del VIS