Meriam è libera. Ieri l'arrivo in Italia e l'incontro con Papa Francesco

25 luglio 2014 - Rischiava la pena di morte perché “colpevole” di essere cristiana. Ora Meriam Yahia Ibrahim Isha è finalmente una donna libera e ieri ha incontrato insieme alla sua famiglia papa Francesco. Il suo incubo stavolta è finito davvero e l’arrivo a Roma, all’aeroporto di Ciampino,ieri mattina, con in braccio i due figli che ha accudito nel carcere del Sudan dove è stata rinchiusa per mesi, può essere un segnale di speranza per tanti altri cristiani che in diverse parti del mondo vengono perseguitati e uccisi per la loro fede. Ma la vicenda di Meriam insegna anche un’altra cosa: che la mobilitazione internazionale, dalle cancellerie ai semplici cittadini, è fondamentale per poter aiutare chi è colpito da sentenze così aberranti.  Ad accogliere Meriam a Ciampino c’erano il presidente del Consiglio Matteo Renzi con la moglieAgnese e il ministro degli Esteri Federica Mogherini. Sul volo, il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli che ha seguito l’intera vicenda fino all’accordo con il governo sudanese. Poi è andato a Khartoum a prendere la famiglia. Pistelli teneva in braccio il figlio più grande Martin. «Oggi è un giorno di festa», ha detto il premier che aveva citato il caso Meriam nel discorso a Strasburgo in occasione dell’apertura del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea.  

«Siamo partiti alle tre e mezza di notte, quindi sull'aereo Meriam e i suoi hanno dormito», ha raccontato Pistelli. «Abbiamo parlato molto di latte e pannolini e Martin ha praticamente smontato l'aereo». Pistelli ha spiegato che la famiglia rimarrà a Roma per un paio di giorni, ospiti del Governo, il tempo di riposarsi. Quindi ripartiranno per New York. 

Al suo arrivo, Meriam indossava un tailleur nero con la gonna lunga, una maglia con i colori dell'arcobaleno e sandali infradito. Era a capo scoperto. È entrata subito nella base militare dell'aeroporto senza dichiarare nulla. Appariva in buone condizioni. Il marito Daniel è sceso dopo circa una mezz'ora dall'aereo, su una sedia a rotelle, dopo che il viceministro Pistelli aveva parlato ai giornalisti spiegando i dettagli dell’operazione diplomatica: «L'Italia», ha detto, «ha rapporti di amicizia con tutti nella zona del Corno d'Africa. Sulla vicenda di Meriam abbiamo avuto la pazienza di parlare con tutti in modo amichevole. Questo alla fine ha pagato». Poi ha aggiunto: «Questo gesto del Sudan testimonia l'amicizia con il nostro paese e la scelta dell'Italia come protagonista di questa vicenda. C'è stato un dialogo cosante con i sudanesi che ringrazio, in particolare con il ministro degli Esteri». Pistelli aveva già incontrato Meriam due settimane fa all'ambasciata americana di Khartoum, dove la giovane e la sua famiglia erano stati ospitati dopo aver tentato inutilmente di andare negli Stati Uniti. «Già allora»,ha proseguito Pistelli, «Meriam e i suoi capivano che l'Italia aveva seguito la vicenda e avevano grande gratitudine nei nostri confronti». 

Pistelli ha raccontato che il passaporto della donna è stato consegnato solo mercoledì pomeriggio all'ambasciatore americano e le è stato comunicato che avrebbe dovuto partire con la bambina. «Mente noi facevamo le ultime procedure – ha detto – lei non sapeva neppure dove sarebbe andata».  

La nuova vita di Meriam, scampata all’orrore della pena capitale, ricomincia dall’Italia, dove è arrivata ieri mattina, giovedì 24 aprile,  da Khartoum, e da un incontro particolarmente affettuoso con papa Francesco in Vaticano. La giovane madre sudanese è stata ricevuta in un salone di Santa Marta dal Pontefice con il marito Daniel e i suoi due bambini, Martin, di un anno e  mezzo, e Maya, nata in carcere due mesi fa. L’incontro è durato circa mezz'ora.

Il Papa, ricevendola in un clima definito di «grande serenità» l'ha ringraziata per la sua «testimonianza di fede» e la sua «costanza». 

Del gruppo che ha incontrato il Papa ha fatto parte anche il viceministro Lapo Pistelli mentre mons. Yoannis Lahzi Gaid, segretario del Papa, ha fatto da interprete. Tra Meriam e Francesco, ha riferito il portavoce vaticano padre Lombardi, c'è stata «una bella conversazione. A sua volta Meriam «ha ringraziato per il sostegno che nella sua vicenda ha sempre avuto dalla Chiesa cattolica». La conversazione è poi proseguita con il Papa che si è informato circa il futuro prossimo della famiglia sudanese, in cerca di una sistemazione. Lombardi ha definito la conversazione «serena, affettuosa», «il Papa è stato molto tenero». 

L’incontro con Meriam, ha sottolineato padre Lombardi, «vuole essere un segno da parte del Papa di vicinanza, attenzione e preghiera per tutti coloro che soffrono a motivo della loro fede e della pratica di fede e in particolare per i cristiani che subiscono persecuzioni o limitazioni imposte alla libertà religiosa. È un gesto che va oltre l'incontro e diventa un simbolo»

fonte: FAMIGLIA CRISTIANA - ARTICOLO DI ANTONIO SANTOFRANCESCO