AMERICA LATINA -
Pochi ne parlano, i politici guardano altrove, fanno poco, molti preferiscono non pensarci eppure i numeri sono raccapriccianti: venti milioni di infettati in diciotto paesi dell’America Latina, cento milioni le persone a rischio secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, tre milioni di casi solo in Argentina, cinquantamila morti all’anno.
Scoperto nel 1909 dal brasiliano Carlos Chagas), “l’Aids dei poveri” è trasmesso dalla puntura della vinchuca, l’insetto portatore del parassita. La vinchuca esce la notte per nutrirsi di sangue, quando succhia, il volto e intorno agli occhi, deposita le feci e il parassita s’insinua nell’organismo attraverso le lesioni provocate dalle grattate delle vittime sulla puntura o attraverso le mucose. I più esposti sono i bambini.
Il “Mal de Chagas” è curabile solo se individuato nella prima settima dopo di che, il parassita comincia a invadere le cellule, specialmente quelle del miocardio e del sistema nervoso centrale. Il contagio può avvenire via trasfusione, per via fetale, per consumo di carne contaminata oppure a causa di trapianti. I principali sintomi sono la febbre alta, l’insonnia, la nausea e l’anoressia.
Dopo anni di cifre truccate, di silenzio e oblio i governi latinoamericani sembrano decisi a combattere il male. Ma purtroppo ancora oggi esistono città come Anatuya (Argentina) dove metà della popolazione è infetta, ogni anno migliaia di persone muoiono a causa del Chagas e altre migliaia rischiano la loro vita.
Sono i più deboli, i più poveri, i più indifesi a pagare il prezzo più alto. Qualcosa va fatto e subito.
Virginia Laura Labal