Presentato ieri a Parigi, il Rapporto sulla Cooperazione allo sviluppo dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) mostra un calo pari al 30 per cento degli aiuti italiani allo sviluppo nel 2006 rispetto all'anno precedente. L'Italia è infatti al penultimo posto nel panorama europeo, seguita solo dalla Grecia.
Il nostro Paese è stato bocciato tra i donatori internazionali per aver destinato ai paesi in via di sviluppo solo 3,641 milioni di dollari, pari allo 0,20 per cento del Pil, dato inferiore a quello 0,33 per cento che il nostro paese si era prefissato di raggiungere insieme agli altri paesi dell'Ue a Barcellona nel 2002. L'Ocse, però, giustifica in parte il ritardo del nostro paese in quanto dovuto essenzialmente "alla tempistica delle erogazioni destinate ai fondi internazionali", che sono cadute fuori dai periodi di rilevazione. Tra i diversi paesi beneficiari la parte del leone la fanno Iraq (719 milioni di dollari) e Nigeria (646). A seguire, distanziate Etiopia (96), Serbia (73) e Cina (53), paese che viene ancora considerato un paese in via di sviluppo. Immediatamente dietro è la Repubblica democratica del Congo (52), Nicaragua (42), Tunisia (38), Camerun (32) dell'Afghanistan (30). Secondo l'Ocse una delle cause della mancanza di incisività dell'intervento italiano è dovuto alla mancata riforma della cooperazione "causa di carenze nello staff, nel supporto organizzativo e nella flessibilità operativa". Il rapporto registra passi in avanti nell'intervento italiano sotto il punto di vista delle strategie, come ad esempio nelle politiche di genere. Ma la cooperazione ha ancora molta strada da fare per rafforzare la qualità dei sistemi di valutazione e per migliorare la pianificazione degli indirizzi operativi.
Il VIS, insieme al CINI - Coordinamento Italiano Network Internazionali - di cui fa parte, chiede con forza che l'Italia rispetti gli impegni presi in ambito internazionale, iniziando proprio con l'aumentare le risorse destinate all'Aiuto Pubblico allo Sviluppo, al fine di raggiungere lo 0,51% del PIL entro il 2010.