10 marzo 2016 - L’impegno del VIS e dei Salesiani di Don Bosco a favore dei minori in condizione di vulnerabilità non si ferma nelle strade, nei centri di accoglienza e recupero, nelle case famiglia e neanche nei Centri di Formazione Professionale a loro dedicati. Le problematiche sono moltissime, le esigenze si moltiplicano, i numeri dei bambini e bambine nelle strade crescono nonostante il lavoro capillare e anche le collaborazioni e la capacità di fare rete con le realtà locali vanno sfruttate al massimo, affinché si diffonda ad ogni livello, ed in ogni ambito, l’attenzione ai bambini e giovani più vulnerabili.
E così, tra le molteplici iniziative in corso nell’ambito del programma “La Strada per la Vita”, realizzato dal VIS e dai Salesiani di don Bosco con il contributo dell’EU, della CEI e di privati cittadini italiani, il 22 e il 23 febbraio è stato realizzato a Luanda, presso l’ICRA - Instituto de Ciências Religiosas de Angola-, una formazione dal titolo “Buone pratiche educative per i bambini ed adolescenti a rischio”. L’incontro, rivolto agli studenti del IV anno del corso per diventare operatori sociali, ha riscontrato molto successo, con la partecipazione di oltre 50 giovani iscritti alle due giornate di formazione.
Durante la prima giornata è stato presentato un video che spiega il sistema della rete salesiana per i minori in condizioni di rischio, delineando il percorso che i bambini possono fare all’interno di questa rete, partendo dall’incontro in strada, all’inserimento nel centro Casa Magone, nel centro Casa Margarida, e così via fino ai centri di formazione professionale di KalaKala e Cabiri e le case autonomia per i giovani maggiorenni che completano il percorso e non hanno la possibilità di tornare a vivere in famiglia.
Inoltre, durante questa prima giornata d’incontro è stato spiegato il metodo del Sistema Preventivo di Don Bosco, che ha come caratteristica fondante quella di mettere al centro di tutto il sistema educativo il bambino/ragazzo, che si cerca di inserire in un ambiente il più possibile familiare ed a lui idoneo, con la presenza fissa di educatori che lo affiancano durante l’intero processo educativo e di recupero e reinserimento familiare e sociale.
Durante la seconda giornata d’incontro è stato presentato un secondo video con le esperienze di due ragazzi, Paizinho e Thiago, che sono passati per tutta la rete salesiana: dalla vita di strada, passando per i centri di accoglienza, fino ad aver completato la loro formazione nel Centri di Formazione Professionale di Kala-Kala, ed hanno ora un proprio lavoro ed una casa loro.
La psicologa che lavora nel programma, Maria de Lourdes, ha presentato il Manuale di pratiche educative agli studenti, che analizza i problemi tipici dei bambini di strada e propone spunti di riflessione e tecniche d’intervento ai problemi che spesso si sono riscontrati, quali l’elevata aggressività, l’uso di sostanze e gli abusi tra di loro.
Per calarsi più nella realtà concreta, sono stati organizzati dei gruppi di lavoro per gli studenti su casi reali nei quali, presentata una determinata situazione, si doveva discutere su quale fosse la metodologia d’intervento più adatta.
L’obiettivo di queste due giornate era, tra le altre cose, di presentare e consegnare agli studenti del IV anno in procinto di diventare operatori sociali il Manuale di Buone pratiche educative per i minori in condizioni di vulnerabilità. Tra l’altro, molti di loro a breve inizieranno un periodo di stage curriculare presso i centri di accoglienza e di formazione del programma “La Strada per la Vita”, così da partecipare al processo educativo dei bambini e dei minori accolti nei centri e sperimentarsi in prima persona come operatori sociali.
Alcuni studenti, che negli anni passati hanno svolto lo stage nei centri della rete di protezione salesiana, ora sono iscritti all’Università, alla facoltà di Psicologia, come Adriana che sogna di “tornare a lavorare nei centri, con un bagaglio professionale più consono alle molteplici esigenze dei bambini ospitati”.
Risultati questi, che ci rallegrano particolarmente, perché non si concludono nell’arco di vita di un progetto, ma che produrranno i loro effetti nel lungo periodo nel Paese.